Incontra il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, presidente di turno dell'Ue e gli propone più rimpatri, più protezione dei confini e più controlli sugli arrivi dei migranti. Si presenta al vertice Ue di Salisburgo e mentre annuncia la modifica del trattato di Dublino in pochi mesi inneggia allo schieramento di 10mila poliziotti di Frontex sui confini europei da qui al 2020. Pensate a Matteo Salvini? Sbagliato. Stavolta a danzare sul filo del «populismo» è Emmanuel Macron, il nemico dichiarato del nostro ministro degli Interni e dell'Italia. Gli otto mesi che ci separano dal voto europeo impongono al presidente francese un rapido maquillage. Le sue vecchie ricette, ormai, non trovano consensi né in Francia, né in Europa. In patria, stando ai sondaggi di Le Figaro, solo il 19 per cento degli elettori approva le sue politiche mentre il 60 per cento le boccia senz'appello. E così mentre in patria Marine Le Pen e la sinistra massimalista di Luc Melenchon sognano di banchettare sul suo cadavere, le destre sovraniste del resto d'Europa progettano la conquista di Bruxelles. E allora a Macron non resta che il trasformismo. O meglio la scalata a quelle piattaforme anti-immigrazione diventate l'albero della cuccagna di Salvini e dei sovranisti europei. I primi a farne le spese potremmo essere noi italiani. Ricevendo all'Eliseo Sebastian Kurz, alla vigilia del vertice di Salisburgo, Macron puntava a incrinare quell'asse Roma-Vienna-Berlino a cui guarda con entusiasmo Salvini. La strategia è semplice. Approfittando dell'isolamento italiano in Europa offre a Kurz una sponda francese capace di attrarre non solo la Germania di Angela Merkel, ma anche quella, ben più a destra, del ministro degli interni Horst Seehofer. Anche perché gli immigrati che nessuno vuole suddividere, «amici» di Visegrad compresi, sono quelli irregolari parcheggiati sul nostro territorio. Così mentre un'Italia ai margini della politica europea non riesce neppure a modificare l'accordo che consente alle navi europee della missione Sophia di scaricare i migranti nei nostri porti, Macron punta a presentarsi al voto di maggio come il campione delle politiche di contenimento dell'immigrazione.
Per segare l'albero della cuccagna sovranista promette la modifica in tempi record del Trattato di Dublino e nuovi e veloci accordi di rimpatrio, magari d'intesa con una Merkel indaffarata a rimandar a casa, nel silenzio dell'Europa, 40mila algerini. Il tutto alle spalle di un'Italia che rischia, ancora una volta, di far i conti con politiche dell'immigrazione varate sopra la sua testa e studiate per trasformarla nel campo profughi d'Europa.
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