L'Emilia-Romagna fa cassa. Pioggia di cartelle pazze

Spediti migliaia di solleciti di pagamento per vecchi ticket sanitari. Il centrodestra sul piede di guerra

L'Emilia-Romagna fa cassa. Pioggia di cartelle pazze
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Il signor Franco era uscito dal pronto soccorso con un foglietto esplicito: "Esente da ticket". Niente da fare, ora la Regione vuole i soldi, 140 euro, e non accetta spiegazioni. Lo stesso trattamento riservato alla signorina Angelica che il 10 settembre 2019 era entrata in codice giallo al pronto soccorso dell'ospedale di Ravenna per una grave reazione allergica e ora, sei anni dopo, si è vista recapitare una letterina con la richiesta di versare i 45 euro della prestazione. Lei non si ricordava neanche più di quella vicenda, ma a Bologna hanno un disperato bisogno di fare cassa e non vanno tanto per il sottile.

Si calcola che solo sul versante del ticket si sia aperto negli anni un buco di circa 53 milioni di euro. Nessuno pagava, ma soprattutto nessuno chiedeva. La Regione rossa era fiera del proprio primato e della propria efficienza: la signora Simona era andata anche lei dai medici di Ravenna nel febbraio 2019 e ora pure lei si ritrova nella lista nera: deve dare 120 euro.

È un vortice di solleciti quello che sta raggiungendo migliaia e migliaia di cittadini italiani che nel tempo si erano rivolti ai medici fra Piacenza e Rimini per questo o quel problema. Pagamenti pretesi in ritardo, ma non fuori tempo massimo perché la prescrizione è decennale. Pagamenti dovuti ma anche no, perché la norma fino al 2024 era molto meno restrittiva e tanti pazienti avevano ricevuto l'assicurazione scritta che nulla sarebbe stato chiesto. Pagamenti più di una volta già effettuati, ma in mancanza di una ricevuta, magari smarrita in qualche cassetto, Bologna torna alla carica ed esige l'obolo. Insomma, siamo davanti a un pasticcio ma anche a un caso che rischia di deflagrare sul piano politico.

L'operazione va avanti e la Regione guidata da Michele de Pascale non ha, al momento, alcuna intenzione di mettere la retromarcia. I giornali locali scrivono a macchia di leopardo, l'opposizione è sul piede di guerra. "Solo la Ausl Romagna - osserva Elena Ugolini, leader del centrodestra - ha inviato quasi centomila lettere di sollecito, ma in molti casi i cittadini non dispongono più del referto di dimissioni dal Ps, indispensabile per dimostrare l'appropriatezza e l'eventuale diritto all'esenzione, e dunque sono costretti a pagare". Non solo: "Altri cittadini, pur inviando tramite Pec copia della scheda di Ps che attesta l'appropriatezza della prestazione ai sensi della delibera 389/2011, hanno ricevuto come risposta una generica reiterazione della richiesta di pagamento, senza spiegazioni puntuali". Ora Ugolini chiede come "la giunta regionale giustifichi l'invio tardivo dei solleciti e quali iniziative intenda assumere per il futuro".

Sulla stessa lunghezza d'onda è Pietro Vignali, ex sindaco di Parma e presidente del gruppo Forza Italia nell'assemblea regionale: "In alcuni casi il costo sostenuto per tentare di recuperare i ticket è addirittura superiore alle somme effettivamente incassate. Non si possono spremere i cittadini con nuove tasse o con i ticket sui farmaci e poi disperdere denaro pubblico in procedure inefficienti". I ticket "pazzi" continuano ad arrivare. C'è chi ha deciso di chinare la testa e chi annuncia battaglia.

Certo, se tutto questo fosse accaduto a Milano, è facile immaginare che il sistema lombardo sarebbe finito sotto processo, fra giornali e talk televisivi. Ma la sanità dell'Emilia Romagna mostra crepe sempre più vistose. Ed è evidente come tutto il circuito debba essere ripensato.

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