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L'emiro del Qatar ha la passione del Made in Italy

Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar dal 2013, ama investire in Italia nel settore della moda e in Costa Smeralda ma anche nel nuovo quartiere di Milano, Portanuova

L'emiro del Qatar ha la passione del Made in Italy

Il Qatar è uno dei Paesi più piccoli e, allo stesso tempo, uno dei più ricchi del mondo. È grande quanto l’Abruzzo, abitato da 2 milioni di persone di cui 1,5 milioni vivono a Doha e il suo Pil è cresciuto del 12,4% negli ultimi nove anni collocando il Qatar al di sopra del Lussemburgo nella classifica dei paesi più ricchi del mondo in termini di Pil pro-capite.

La sua economia si basa sullo sfruttamento delle risorse naturale, il gnl, gas naturale liquefatto di cui è primo esportatore nel mondo. In questi anni, poi, si è sviluppata enormemente l’edilizia e, dopo che i Mondiali di calcio del 2022 sono stati assegnati al Qatar, è stata realizzata la Barwa Workers City, città a dimensione umana per i lavoratori costruita a Al Wakrah e dell'Hilton Panorama Residence. Il governo di Doha ha messo sul piatto oltre 200 miliardi USD entro il 2022 per il completamento delle linee di metro della capitale e per migliorare i trasporti in generale.

Chi, invece, è molto attivo negli investimenti esteri è Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar dal 2013, che si è laureato all'accademia militare di Sandhurst nel Regno Unito nel 1998 ed è stato nominato principe ereditario cinque anni dopo. Il calcio è la sua grande passione tanto che, dopo aver acquistato il Paris Saint-Germain, si è adoperato per portare i Mondiali di calcio in Qatar e, a fine gennario, è stato a Roma per incontrare il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ma anche per gestire personalmente i suoi affari. La Qatar Investment Authority, Qia, il fondo sovrano qatariota creato nel 2005 per gestire i ricavi dalle vendite di gas naturale liquefatto, conta assets per oltre 300 miliardi di dollari in beni acquisiti in tutto il mondo. Il QIA è anche il principale azionista della casa automobilistica tedesca Volkswagen e nel 2012 ha avuto un ruolo fondamentale nell'acquisizione da 27 miliardi di euro di Xstrata da parte di Glencore. Nel 2015 ha acquisito il 10% della società spagnola El Corte Inglès, la più grande catena di grandi magazzini dell'Europa occidentale. Nel 2015 il QIA ha aperto un ufficio a New York per investire 33 miliari di euro entro il 2020 così da diversificare le sue proprietà nel settore petrolifero.

In Italia il fondo sovrano Qia, con un portafoglio di oltre 150 miliardi di euro, ha investito nel piano di sviluppo del quartiere Porta Nuova a Milano e ha investito notevolmente nel settore turistico della Costa Smeralda. Nel 2012 la finanziaria Mayhoola for Investment ha, poi, acquistato la Maison Valentino per 700 milioni di euro e il marchio Pal Zileri. L'interesse del Qatar per l'Italia ha riguardato anche le banche come Mps, su cui si era fatto avanti il fondo Qia e, poi, è sembrato interessato anche all'aumento di capitale di Unicredit. Ma sono gli alberghi il trofeo di Doha da esibire al mondo: oltre al Four Seasons di Milano, gli investitori dell'emirato hanno comprato a Firenze il Baglioni e il St Regis Florence, il Gallia a Milano, Westin Excelsior e Grand Hotel St Regis a Roma, Palazzo Gritti a Venezia. Ma tra Roma e Doha è tornato a crescere l’interscambio. Secondo dati aggiornati, il volume dei rapporti commerciali tra i due Paesi ha toccato quota 1,785 miliardi di euro, con un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il saldo è negativo per l'Italia (-337 milioni di euro), con esportazioni per 724 milioni di euro e importazioni, soprattutto di gas naturale, per 1,061 mld.

Dal punto di vista della politica estera, invece, va ricordato che il Qatar ospita inoltre la più grande base aerea USA al di fuori del continente americano, sede del comando aereo statunitense nel Golfo e che la sua tivù Al Jazeera è tra le più influenti del mondo arabo. Nel biennio 2006-2007 il mondo arabo in Consiglio di Sicurezza e nel 2008 la diplomazia qatariota ha fatto sì che le fazioni libanesi raggiungessero un accordo. Doha, poi, ha ospitato i negoziati per la soluzione della crisi del Darfur, sino alla firma nel luglio 2011 dell'Accordo tra il Governo sudanese e il Liberation and Justice Movement per l'adozione del Doha Document for Peace in Darfur.

È, infine, presente in vari scenari di guerra: dalla Libia alla Siria, nel Golfo, ma anche nei processi di riconciliazione in Afghanistan e di pace in Medioriente.

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