C'è un fronte dell'Ucraina di cui quasi nessuno parla. Una terra piatta, senza città né colline, tagliata da corsi d'acqua che nemmeno compaiono sulle cartine geografiche. È qui, nel punto d'incontro tra le regioni di Donetsk, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk, che la guerra sta cambiando direzione. E forse anche destino. Mentre l'attenzione internazionale resta puntata sulla battaglia per Pokrovsk, l'ultimo baluardo ucraino nel Donetsk, le forze di Mosca avanzano con passo costante più a sud, nei terreni fangosi e anonimi di Zaporizhzhia. Una linea del fronte dimenticata, ma che oggi sta diventando il punto più vulnerabile della difesa di Kiev.
Martedì scorso, in mezzo alla nebbia, oltre trecento soldati russi hanno fatto irruzione a Pokrovsk. Quasi in contemporanea, l'esercito ucraino ha dovuto ritirarsi da cinque villaggi a nord di Huliaipole, ammettendo una situazione di deterioramento e caos nella difesa. Parole che suonano come un avvertimento. Perché Huliaipole non è solo un nome su una mappa: è la porta che conduce verso Zaporizhzhia, la grande città industriale da cui passa il destino del Sud.
Il quadro è impietoso: la regione tra i tre oblast è così vuota che non ha nemmeno un nome. Per anni è stata trascurata nella pianificazione della difesa. Ma proprio questo vuoto è ciò che la Russia sta sfruttando con efficacia crescente. Il comandante delle Forze armate ucraine Syrskyj lo ammette: "La situazione al fronte rimane difficile e i combattimenti sono feroci su otto fronti". In una conversazione con il capo di Stato maggiore francese Mandon, ha ribadito le esigenze chiave dell'esercito: più addestramento per i piloti dei Mirage, rafforzamento della difesa aerea, maggiore cooperazione internazionale. Tuttavia da alcune ore circolano con insistenza voci sul possibile siluramento di Syrskyj, nonostante i suoi collaboratori si affrettino a precisare che "l'avanzata nemica sta rallentando", ma il Cremlino smentisce. E in serata l'orso di Mosca ha conquistato anche Krasny Liman, nel Donetsk, e ucciso un comandante di Kiev nel Kharkiv. Zelensky è accorso nella regione di Zaporizhzhia. "Abbiamo discusso con gli ufficiali di cosa sia necessario per rafforzare le posizioni", ha spiegato il presidente. Poi ha sentito il cancelliere tedesco Merz, prima di convocare una riunione operativa urgente sulla difesa della regione, promettendo rinforzi.
Kiev tenta di reagire colpendo in profondità: lo Stato Maggiore ha annunciato raid con missili Flamingo contro obiettivi strategici russi in Crimea e nel territorio della Federazione, inclusi un terminal petrolifero e una stazione radar. Ma la controffensiva dei droni russi non si arresta. Nella notte 138 tra Shahed e Gerbera sono stati lanciati su tutto il Paese: 36 hanno colpito dieci obiettivi. Un caccia Su-30 russo invece si è schiantato in Carelia, mentre 200 kenioti stanno combattendo a fianco di Mosca e altri potrebbero essere reclutati nei prossimi mesi.
La Nato nel contempo cerca soluzioni più economiche per contrastare la piaga dei droni, come ha rivelato la vice segretaria generale Sekerinska.
Un'ammissione che suona come una presa d'atto: la guerra sta entrando in una nuova fase, dove contano l'usura quotidiana, la logistica, la capacità di tenere in piedi una linea sottile fatta di villaggi, di silenzi. E di un inverno gelido incombente.