"Troppi errori...": chi è il big che ha mollato Enrico Letta

Il senatore Pd Dario Stefano, già in rotta con il partito, decide di lasciare la tessera dopo l'esclusione delle liste

"Troppi errori...": chi è il big che ha mollato Enrico Letta

Alla vigilia del fatidico giorno in cui il Partito Democratico annuncerà le liste per le elezioni politiche, il risiko delle candidature fa già le prime vittime. È il caso di Dario Stefano, senatore che meno di un anno fa era rientrato nel Pd dopo un periodo di autosospensione, e oggi decide di lasciarlo definitivamente.

E pensare che Enrico Letta lo aveva annunciato nella prima direzione dopo le dimissioni di Draghi: "Questa volta non ci sarà una notte dei lunghi coltelli per le liste come nel 2018". E invece la direzione che avrebbe dovuto votare le candidature convocata per oggi è già stata rinviata a domani non trovano la quadra, e già saltano le prime teste.

Dario Stefano salta perché come da queste pagine annunciamo da giorni, Letta ha deciso di appaltare la lista in Puglia alla corrente di Michele Emiliano di cui fanno parte Francesco Boccia e Antonio Decaro. Che hanno fatto saltare Stefano sostituito dal capo di gabinetto del governatore.

Stefano non è mai stato in linea con Emiliano avendolo sfidato alle primarie quando ancora siedeva nei banchi del senato per il partito di Vendola. Era lui il presidente della giunta delle autorizzazioni a procedere che che fece fuori Berlusconi dal Parlamento. Stefano, che proveniva dall’Udc, di Vendola fu anche assessore regionale all’agricoltura. Note le sue posizioni no Tap. Successivamente all’oblio vendoliano Stefano si candidò nel 2018 da indipendente nel Pd, iscrivendosi al partito solo dopo essere stato eletto. Un anno fa si autospese e solo dopo che Letta ha inviato i richiami ai parlamentari non i regola con i pagamenti, in odore di elezioni ha coperto la cifra che doveva al Partito.

Oggi di fronte all’annuncio della non ricandidatura ha annunciato di lasciare il partito con questa lettera: "Ho deciso di non candidarmi con questo Partito Democratico alle prossime elezioni parlamentari e di consegnare al segretario Letta la tessera. Lo stesso segretario che, solo qualche mese fa, mi ha chiesto di rimuovere la mia autosospensione dal PD, pur avendo condiviso pienamente le ragioni che avevano portato a quella scelta. La mia è una decisione sofferta - scrive Stefano- determinata da una serie di errori di valutazione che il Pd sta continuando a inanellare. Errori, sia tattici, sia di strategia politica, che rischiano di compromettere i risultati di un intenso lavoro svolto per tutta la legislatura senza soste, e mirato ad arginare, in primis, gli effetti della crisi pandemica ed economica, ma anche una deriva populista e antieuropeista pericolosa per l’Italia e per le prossime generazioni.

Questi errori, ormai sedimentati - ha scritto Stefano sui social- stanno generando un distacco fatale da quell’anima riformista, progressista e plurale di cui il Pd e l’Italia, tutta, hanno impellente necessità. Il segretario del PD a Roma e qualcun altro in Puglia, scientemente, perseguono l’obiettivo di sacrificare proprio quest’anima del partito, pure così importante. Peraltro, è lo stesso partito che nel giro di poche ore ha sacrificato l’agenda Draghi per un indistinto programma generalista. In un momento in cui è più che mai necessario dimostrare coraggio e avere chiarezza per affrontare e arginare sovranismi e populismi, nella mia regione, la Puglia, il Pd sta invece instaurando un sodalizio con un civismo opaco e di convenienza, in una pura logica di “scambio di voti”, negoziando postazioni istituzionali e luoghi di potere, con cui personalmente non ho ragione di condividere nulla. Men che meno mortificare principi e convincimenti a cui sono stato educato e su cui ho ispirato e costruito la mia vita, privata e pubblica. Ringrazio Lorenzo, Luca, Alessandro, Andrea e Simona e tutte le colleghe e i colleghi per il bel pezzo di strada fatto insieme: è stata una bella esperienza, che non posso proseguire oltre, se questo mi costringe a rinnegare i miei valori.

Da ultimo l'avvertimento:

"Per queste ragioni, non vedrete scritto il mio nome sulle schede elettorali sopra o accanto al simbolo del Partito Democratico”.

Non è che il nome di Dario Stefano lo rivedremo accanto a un ennesimo altro simbolo?

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