Lettera dell'ad Ghizzoni ai dipendenti: «La banca ha reagito, subito provata la nostra correttezza. Ora il piano industriale»

Ieri mattina alle 8, acceso il computer, gli oltre 140mila dipendenti di Unicredit, da Milano a Varsavia, da Monaco a Istanbul, hanno trovato una email del loro numero uno Federico Ghizzoni. Scritta nel week end, dopo che il comitato governance e il cda di sabato scorso avevano rinnovato la fiducia a tutti i manager coinvolti nell'indagine sul caso dei crediti al gruppo Bulgarelli. Una lettera per lanciare al gruppo un messaggio inequivocabile di stabilità e forza alla vigilia della revisione, l'11 novembre, del piano industriale.

«Vi scrivo - si legge nella email di Ghizzoni - dopo che il consiglio di amministrazione ha ribadito la sua piena fiducia nell'operato del vice presidente Fabrizio Palenzona e degli altri colleghi di Unicredit coinvolti nelle indagini avviate dalla Procura di Firenze. Nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame ha giudicato non sussistere il fumus – ovvero nemmeno il sospetto – dei reati per cui la Procura stava indagando. Sono molto soddisfatto di potervi dire che quanto emerso dalle verifiche interne del nostro audit e del comitato corporate governance, Hr and nomination conferma che Massimiliano Fossati ed Alessandro Cataldo hanno seguito e rispettato in maniera corretta e adeguata i processi interni di ristrutturazione e di gestione creditizia». Ghizzoni sottolinea inoltre che «non è stato approvato alcun progetto di ristrutturazione del debito del cliente coinvolto; i nostri colleghi – cui confermo la fiducia mia personale e dei vertici del gruppo – hanno rispettato le regole ed operato solo nell'interesse della banca».

Ma oltre alla legittima soddisfazione per la coincidenza delle conclusioni raggiunte sia dall'indagine interna, sia dal Riesame, l'ad sottolinea la rapidità della reazione della banca di fronte a una minaccia reputazionale e, operativamente, la corretta adozione delle «best pratice» internazionali: «Sin dall'inizio della vicenda abbiamo informato tempestivamente il cda e le autorità di Vigilanza e immediatamente attivato tutti gli strumenti a nostra disposizione per appurare se i nostri processi erano stati applicati in modo coerente. Queste verifiche sono state condotte nel più breve tempo possibile, garantendo la totale serietà e il massimo rigore. Sono conscio che in questi giorni avete dovuto sostenere molte domande, a cominciare dai nostri clienti, mentre stavamo ricostruendo i fatti. Oggi possiamo affermare, con certezza e su basi concrete, che tutto è stato fatto correttamente». Dopo le prime voci sull'indagine, uscite l'8 ottobre, Unicredit ha aperto un'inchiesta interna e convocato un cda per il 15. Un percorso mirato, come scrive l'ad, a «tutelare la reputazione della Banca, che per tutti noi resta un punto di riferimento assoluto». I tempi stretti sono stati rispettati e Ghizzoni rivendica di non aver perso tempo, evitando alla banca qualunque instabilità.

Soprattutto alla vigilia di un passaggio fondamentale per questo management: «Ora possiamo tornare a concentrarci con serenità sul nostro futuro: sulla revisione del piano che presenteremo a breve e sulla sua esecuzione. Abbiamo l'esigenza di far evolvere ancora Unicredit così come ci richiedono il mercato e il contesto macro-economico in cui stiamo operando».

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