L'Europa grazia Renzi e lui fa la voce grossa sulle sanzioni alla Russia

Il premier contro Germania e Paesi dell'Est e poi alla Ue: «Non cambio la manovra»

C ontro la Commissione europea sui conti italiani che non rispettano i patti. Contro gli stati dell'Est che non fanno il loro dovere sui migranti. Contro la Germania che esporta troppo e vuole introdurre sanzioni alla Russia. Al Consiglio europeo di Bruxelles il premier Matteo Renzi si è presentato in versione battagliera. Contro tutti, paladino «dell'interesse nazionale» e intenzionato a non modificare la legge di Bilancio che Bruxelles ha di fatto già bocciato.

Contemporaneamente dalle istituzioni europee cominciava a filtrare una possibile soluzione al caso Italia per quanto riguarda i conti pubblici. Via libera alla legge di Bilancio, accompagnata da un invito informale a cambiare le cifre che non tornano. Un richiamo molto soft che il presidente del Consiglio non poteva non conoscere quando ha sferrato l'attacco all'Ue.

L'offensiva del premier italiano è iniziata nella nottata tra giovedì e venerdì al Consiglio europeo. Un braccio di ferro con la Germania per evitare le sanzioni contro la Russia accusata di sostenere la Siria di Assad nei bombardamenti di Aleppo.

Puntando su Spagna, Austria, Grecia e Cipro, il premier ha stoppato l'idea di Germania, Gran Bretagna e Francia di introdurre la minaccia di sanzioni contro i russi. Motivazione, «le sanzioni non rappresentano un deterrente». La linea adottata da Renzi è in contrasto con quella degli Usa. Sono «il nostro miglior alleato e amico da generazioni» e che questa amicizia resterà «anche se ci sono cose che ci dividono», ha spiegato Renzi.

Più impegnativa per l'Italia è la trattativa sulla Legge di Bilancio. Il premier è andato a testa bassa contro la Commissione europea. «Potranno fare una lettera chiedendo maggiori spiegazioni, come fanno speso e con diversi Paesi, ma la sostanza non cambia», ha spiegato. Il premier ha ricordato i due miliardi in più per la sanità contenuti nella manovra, le misure fiscali e quelle per la competitività. Non le una tantum che l'Europa ci critica, così come il deficit eccessivo o il debito pubblico monstre.

«La legge di bilancio c'è e non si cambia. Se l'Europa avrà le sue considerazioni da fare le ascolteremo con attenzione, ma ricordiamo che questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi 10 anni. Noi gli sforzi li stiamo facendo, ma la priorità è rispondere ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles». Per sostenere la sua tesi il premier italiano ha aggiunto critiche alla Germania che «ha molti problemi, a cominciare dal surplus commerciale che non rispetta le regole». Poi una minaccia ai Paesi dell'Est che non accettano il ricollocamento dei migranti: se continueranno così, il nuovo bilancio Ue potrebbe penalizzarli. È finita l'era «degli assegni in bianco».

Un modo per dire che nessuno in Ue rispetta le regole. Ma i toni non corrispondono al clima che si respirava ieri nelle stanze della Commissione. L'esecutivo europeo sta optando per una opzione di mezzo tra la lettera di richiamo e il nulla. Potrebbe approvare la legge di Bilancio con il deficit superiore a quello concordato, con delle raccomandazioni informali. Renzi ieri non poteva non sapere che l'orientamento era questo.

E i toni usati al Consiglio europeo sono da interpretare in chiave referendaria. L'antieuropeismo di questi tempi fa guadagnare voti anche a sinistra. «Qui non ci sono Don Chisciotte o Gian Burrasca», ha assicurato Renzi. «Difendiamo l'interesse nazionale che è un valore per l'ideale europeo».

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