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L'ex premier risuscitato ora riprova a salire in sella

Da Rimini lancia la sfida: "Per evitare il caos obiettivo 40%". E attacca Grillo "spregiudicato pregiudicato"

L'ex premier risuscitato ora riprova a salire in sella

Matteo Renzi non forza la mano ma lascia intendere come le elezioni siano l'unica strada da percorrere. Da Rimini, dove si tiene l'assemblea degli amministratori del Pd, l'ex premier spedisce un messaggio in codice al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Se non si dichiara guerra a nessuno, da qui a un anno prima o poi si vota».

Renzi snobba Massimo D'Alema, riservando l'attacco più duro a Beppe Grillo: «Il compito della politica non è enunciare problemi ma risolverli, è inutile che dall'ultimo villaggio turistico alla moda in Africa, l'ultimo dell'anno, mi arriva lo spregiudicato pregiudicato a dire che il problema è la povertà», tuona l'ex sindaco di Firenze.

Renzi non cambia la linea: l'obiettivo è andare al voto da segretario del partito e con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale, anche se Roberto Speranza e Francesco Boccia continuano a chiedere il congresso del Pd. «Siamo contrari ai grandi inciuci. Ma c'è un modo per evitarlo. Arrivare al 40 per cento. Noi siamo abituati ad arrivarci: una volta è stata una vittoria, alle Europee. E un'altra è stata una grande sconfitta, al referendum. Ma noi possiamo arrivarci se smettiamo di pensare al nostro ombelico e proviamo a parlare al Paese», dice Renzi dal palco di Rimini.

Mostra una volontà conciliante anche con D'Alema che dall'assemblea di Roma dei comitati di Scelgo No (trasformati in comitati per un nuovo centrosinistra) aveva chiesto un cambio di leadership nel Pd. «I giornalisti si attendono che noi ora replichiamo a quello che si è detto in un'altra assemblea. Peccato: vi è andata male. L'avversario politico di questa comunità non è chi cerca di fare polemica nella nostra area ma chi cerca di giocare le carte della superficialità e della paura», commenta Renzi.

L'ex premier riconosce la sconfitta: «Io ho sbagliato per primo, io ho sbagliato a presentarmi in un certo modo». Un errore pagato con le dimissioni da capo del governo mentre «gli altri - precisa Renzi - in passato sono rimasti incollati alla poltrona». Per il segretario del Pd è tempo di ritornare in campo. Febbraio sarà un mese cruciale: «L'11 febbraio riuniamo i circoli e il 13 la direzione».

Renzi si sente già in campagna elettorale: l'avversario non è D'Alema ma sarà una corsa a tre. «Con buona pace di qualche compagno interno - spiega - la competizione sarà tra il gruppo di Grillo, un'area di destra, vedremo se faranno accordi, un'area più legata al Ppe o se Berlusconi e Salvini si rimetteranno insieme. E poi ci sarà un'area variamente intesa che è l'area di chi invece di stare ad urlare alle sirene del Mediterraneo, di giocare allo sfascio vuole offrire proposte concrete, puntuali, anche avendo l'orgoglio di ciò che facciamo».

L'ex sindaco di Firenze non si sente un leader al tramonto ma è convinto di poter giocare un'altra partita, lanciando già i cavalli di battaglia della prossima competizione elettorale: difesa del Jobs Act e guerra all'Europa.

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