La lezione di Michelle in auto blu

Senza badare a spese, ostentando l'orgoglio Usa. Lo avesse fatto un politico italiano sarebbe scoppiato un putiferio

La lezione di Michelle in auto blu

Milano - La prima cosa che si nota, scendendo la scaletta dell' Air Force Two, è l'ampia gonna colorata. Una spruzzata retrò, un po' anni Cinquanta. Una Michelle Obama informale arriva a Milano per due giorni molto intensi e molto americani: la lotta all'obesità, l'Expo, la dimostrazione in cucina, il Cenacolo e lo scambio di frasi vagamente hollywoodiane con autorità varie: «I am excited to be in Milan»; e ancora: «Lombardia is a wonderful region».

Concretezza, poca retorica e grandeur americana. Il volo di Stato e tanta sicurezza non riguardano il Presidente che è rimasto a casa, ma la moglie. E come se non bastasse Michelle viaggia con le figlie, le adolescenti Sasha e Malia, la nipote Leslie e pure la madre Marian Robinson. Se una delegazione tricolore così assortita avesse fatto anche solo un passo con un volo ufficiale sarebbe scoppiato il solito putiferio: interrogazioni parlamentari, esposti alla corte dei conti, Codacons vari sul piede di guerra. L'America ha un altro metronomo e chi la rappresenta non prende il tram e non sale su un volo di linea.

Quattordici auto scortano la famiglia presidenziale, accolta da folle di curiosi alla ricerca paziente di un bye bye che non arriverà. Michelle incontra a Santa Maria delle Grazie il premier Renzi, accompagnato dalla moglie Agnese e dalla figlia Ester, ma il cuore della giornata è la prova ai fornelli con i venti ragazzi dell'American School. Per loro, lei che cerca di diffondere un'alimentazione più sana ed equilibrata, prepara un piatto a base di cereali e pollo. Lo sanno tutti: la democratica first lady, che sfoggia un top in pizzo nero, ha creato alla casa Bianca un orto delle meraviglie, predilige frutta e verdura e nel precedente round italiano si era fatta notare per aver chiesto, alla fine della cena, la doggy bag. Un segnale nella lotta agli sprechi.

Alla Malpensa la signora Obama saluta brevemente il Governatore Roberto Maroni: «Welcome to Lombardy», la riceve lui. «La Lombardia è una regione meravigliosa», è la risposta. Pochi minuti e il corteo corre verso la Galleria, a due passi dal Duomo e dal sontuoso albergo, il Park Hyatt, dove la signora riposerà. I venti ragazzi prescelti la aspettano al James Beard American Restaurant: i fanciulli occupano cinque tavoli rotondi. Lei non perde tempo e si concentra sulla sua creazione, un lunch leggero a base di pollo e cereali: controlla con l'aiuto di due chef gli ingredienti, dà suggerimenti, assapora. Le cosce sono cotte con prezzemolo e timo, il piatto è guarnito con scaglie di parmigiano e una salsa di olio e aceto balsamico. Sobrietà e ancora sobrietà: l'occhio cattura solo brocche d'acqua e cesti di mele. Lei batte sul tema che le sta più a cuore: «A livello mondiale l'obesità è raddoppiata dal 1980. Nel 2013 più di 42 milioni di bambini in età prescolare erano sovrappeso. Li sapevate questi numeri?», chiede la signora Obama ai ragazzini che restano a bocca aperta. Michelle che ha lanciato la campagna «Let's move» per promuovere l'attività fisica, insiste sugli stili di vita: «Slow down», rallentare. Anche alla Casa Bianca: «Dalle 18.30 alle 19 anche noi ci fermiamo, tutta la famiglia, e mangiamo insieme».

La first lady firma i grembiuli bianchi, poi corre al Cenacolo, bacia sulle guance Renzi, si china sulla piccola Ester, che quasi inciampa sui gradini e viene sorretta da Malia e Sasha, per mezz'ora si immerge nella contemplazione dell'Ultima Cena. Infine, dopo tante impegno, madre e figlie si ritagliano un'ora per il più classico shopping, fra le griffe di corso Como. Oggi Michelle parlerà di cibo dalla tribuna dell'Expo.

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