L'hanno spuntata i ribelli. Ma si rischia l'effetto domino con la crisi di rappresentanza che affligge le categorie

La protesta è divisa in tante anime e le organizzazioni ufficiali sono contestate: i cambiamenti sono troppo veloci e ora sul piede di guerra c'è il ceto medio penalizzato. La politica deve cogliere questi segnali

L'hanno spuntata i ribelli. Ma si rischia l'effetto domino con la crisi di rappresentanza che affligge le categorie
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Alla fine hanno spuntato l'incontro con la premier a Palazzo Chigi e conquistato la ribalta a Sanremo. In più sono riusciti ad ottenere una serie di concessioni in Europa come da noi. Tutto in poco tempo. Per cui, a conti fatti, i risultati della protesta «fai da te», con la processione di trattori nelle città italiane, per ora sono soddisfacenti per gli agricoltori italiani. Contemporaneamente, però, la vicenda pone una questione su cui sarebbe il caso di riflettere: se per far sentire la propria voce e difendere i propri interessi bisogna organizzarsi autonomamente è possibile che l'esempio dei contadini in futuro sarà seguito da altre categorie di cittadini.

Stiamo assistendo, infatti, ad una crisi della rappresentanza in un mondo che cambia sempre più velocemente e che vede l'Europa contare sempre di più nella legislazione dei paesi membri. In questa mutazione non sono pochi i gruppi di cittadini, le categorie, che si ritrovano indifese, che non riescono a tutelare se stesse e non trovano udienza o non sono comprese dalle organizzazioni sindacali. La «crisi» nelle relazioni tra un'organizzazione antica e radicata come la Coldiretti con la propria base di riferimento lo dimostra.

Il punto è che il mondo cambia in fretta e non sono pochi quelli che rischiano di restare indietro. E la crisi di rappresentanza rischia di investire pure i partiti e di rivoluzionare i loro blocchi sociali.

Un pericolo che le forze politiche più attente a ciò che si muove nella società hanno già avvertito. Non per nulla il governo - dimostrando una grande velocità di reazione per i tempi italiani determinata probabilmente anche da preoccupazioni elettorali - ha tentato già di dare delle risposte agli agricoltori. La stessa cosa si può dire dell'Unione Europea che si è rimangiata una normativa troppo condizionata dall'ideologia ambientalista di stampo radicale che pervade le elites del continente. Eppure tutto ciò non è bastato e la protesta è ancora in corso. «In realtà - sostiene Alessandra Ghisleri - sono tutti personaggi in cerca d'autore. La protesta divisa in tante anime. Le organizzazioni di categoria contestate. I partiti che tentano di politicizzarla».

Appunto, assistiamo ad un fenomeno di disgregazione. Un processo che non è di oggi ma che la velocità dei cambiamenti economici, produttivi e sociali sta accelerando. Ad esempio, un altro blocco sociale in crisi di rappresentanza, o meglio senza rappresentanza, rischia di essere il ceto medio. Finora sul tema fiscale questa categoria di cittadini non ha avuto risposte da diverso tempo. Nessuna agevolazione ma anzi la maglia si è fatta negli anni sempre più stretta. Il ceto medio rappresenta un segmento strategico sul piano elettorale che in gran parte si è rifugiato nel non voto. Ma non è detto che alla fine non si organizzi o non scelga un punto di riferimento per riaffacciarsi per disperazione alla politica: la grande intuizione di Silvio Berlusconi fu proprio questa. Anche qui il centro-destra sta cercando di correre ai ripari: gli annunci di una riforma fiscale che intervenga anche sull'Irpef dei redditi superiori ai 50mila euro è un tentativo di recuperare, o non perdere, quei mondi.

E ancora potremmo parlare dei pensionati e di tutte le categorie che sono penalizzate dalle regole europee o dai processi di delocalizzazione delle aziende: quanto sta succedendo negli stabilimenti di Stellantis da noi, con un sindacato che appare inerme e per alcuni addirittura complice, può determinare un'altra crisi di rappresentanza.

Già, se il centro-destra gioca in difesa la sinistra appare addirittura disarmata di fronte a questi processi. Ha abbracciato la modernità, ha messo in cima alla propria gerarchia di interessi la difesa dei diritti, si è gettata a capofitto nell'ambientalismo trasformandolo nell'ideologia di cui era rimasta orfana, e ora non ha risposte da dare alle vittime del cambiamento.

È muta, più nel Pd che non nei 5stelle. Senza un bagno nella realtà Schlein e compagni non saranno mai degli interlocutori per i trattori «incazzati». Ad oggi quelli o sognano un loro partito, o trattano con il governo.

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