Nell'indifferenza dei paladini a tempo pieno della libertà di cronaca e di critica, le sezioni unite della Cassazione affrontano questa mattina una decisione destinata a marcare nel profondo il tema complesso del rapporto tra il diritto di informare e la tutela dei cittadini dalle diffamazioni a mezzo stampa. E non è una coincidenza che questa decisione arrivi in contemporanea con la (quasi) conclusione (...)
(...) dei lavori parlamentari sulla riforma del reato di diffamazione: perché entrambe sono figlie di uno stesso episodio, che ha visto per protagonista questo giornale e il suo direttore, condannato a un anno di carcere e salvato dagli arresti solo dalla grazia del presidente della Repubblica. Le sezioni unite - cui il caso è stato rimesso dalla prima sezione - devono decidere se può essere sottoposta a sequestro preventivo una pagina di internet querelata per diffamazione. A chiederlo e a ottenerlo fu il giudice che condannò Sallusti, e altri suoi colleghi - prima ancora che una qualunque sentenza valutasse il contenuto dell'articolo - hanno ordinato al Giornale.it di oscurare la pagina. Peccato che la Costituzione proibisca che la stampa possa essere sottoposta a sequestro preventivo. È vero che la Costituzione parla di stampa e non di internet, che all'epoca non esisteva. Ma anche un bimbo sa che i siti on line sono i giornali di oggi e soprattutto del futuro, i veicoli delle notizie, delle opinioni, delle critiche, insomma della libertà, ed è perfino ovvio che le tutele previste nel 1947 per i giornali stampati vadano intese anche a essi. Vedremo se la Cassazione ne prenderà atto.
Poi, però, c'è il tema dell'uso che i giornalisti fanno della loro libertà, ed è a volte un uso che rovina le persone. Che non si possa finire in galera per un'opinione, lo hanno detto l'Europa e il capo dello Stato, e il disegno di legge in corso di approvazione recepisce questa indicazione. Ma da qui alla libertà di rovinare le persone ce ne corre. Finire nelle grinfie della stampa a volte è peggio che finire nelle grinfie della giustizia. Le sanzioni che il disegno di legge prevede sono severe, e tali devono essere per risultare dissuasive contro le menzogne deliberate ma anche contro le superficialità irresponsabili. In questi giorni circolano critiche strampalate al disegno di legge, come quella che vorrebbe adeguare le sanzioni alle capacità economiche del giornalista: come se si risarcisse di meno chi è stato investito da una Duna che da una Rolls.
L'informazione è un bene comune; ma diffamare, inventare mostri, insultare, tutto ciò non ha nulla a che vedere con la libertà di stampa; e ciò che vale per i giornali, vale per internet. Se la sentenza di oggi e la nuova legge recepiranno questi concetti elementari, sarà - sebbene non sia elegante dirlo - anche merito nostro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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