D istinguere in queste ore il vero dal falso, le provocazioni dalle intenzioni e dai depistaggi è un esercizio inutile. Ma se fosse vero, o anche solo verosimile, che Matteo Salvini - come è stato scritto e non smentito dal leader leghista - ha pensato di offrire a Luigi Di Maio la poltrona di presidente del Consiglio al posto di Giuseppe Conte pur di ricucire lo strappo con i Cinque Stelle, beh allora vuole dire che il caldo ha davvero giocato brutti scherzi. Parliamone di Luigi Di Maio premier, cioè di uno che pochi mesi fa si affacciò al balcone proprio di Palazzo Chigi per annunciare che aveva «sconfitto la povertà» e poco dopo fece la famosa previsione di un «boom economico in arrivo per il 2019». Già questo basterebbe per dire che se l’ipotesi si avverasse avremmo un premier idiota, non nel senso offensivo ma in quello letterale del termine, che significa «persona che rivela o denota una sconcertante stupidità». Ma andiamo oltre. Come si fa a immaginare di dare in mano il Paese a uno che ha preso in mano un partito in grande spolvero, i Cinque Stelle, ne ha dimezzato i consensi in meno di un anno dimostrando plasticamente e matematicamente tutta la sua incapacità e inadeguatezza, ad essere leader? Non ci sono precedenti di perdenti di tal fatta messi consapevolmente in posti strategici. Lo avevano capito già i latini, che a proposito dei mediocri di successo coniarono la famosa locuzione: promoveatur ut amoveatur, cioè promosso sì ma rimosso e assegnato a posizioni formalmente di prestigio ma in realtà assolutamente inutili dalle quali è impossibili fare danni. Luigi Di Maio, per venire alla nostra epoca, è anche la prova dell’esattezza del principio di Peter, lo psicologo canadese che negli anni Sessanta elaborò una formula sulle dinamiche e sul limite delle capacità umane: ogni persona - in sintesi - è utile a una organizzazione fino a che non raggiunge il proprio livello di incompetenza.
Ecco, quel livello Di Maio lo ha già raggiunto e superato il giorno stesso che ha deciso di lasciare il lavoro di bibitaio dello stadio di Napoli e si è messo a fare politica. Ovviamente io non so come si risolverà questa crisi e siamo pronti a tutto. Ma quando dico «tutto» non intendo proprio «tutto». E sicuramente non Di Maio premier- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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