A ndrea, poco più che ventenne, appena laureato. Non è andato troppo lontano per trovare lavoro. La sua navigazione è partita dalla piattaforma dell'università dove le aziende pubblicano le offerte di stage. Lì ha incrociato l'offerta di Fintyre, azienda leader in Italia per la distribuzione di pneumatici. Il suo tirocinio è cominciato con una stretta di mano per sei mesi di lavoro. Ma da allora (sono passati due anni) Andrea non si è più mosso dall'azienda. Il suo tirocinio si è trasformato prima ancora della scadenza, in un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Un caso? Non proprio. Le aziende che aprono le porte degli studenti sono sempre di più. E se lo fanno, lo spirito è tipicamente imprenditoriale: investire nella formazione dei giovani per crescere un team sempre più in linea con la propria azienda. Sicuramente c'è ancora molto da fare, ma qualcosa si sta muovendo eccome. Se il fenomeno infatti ha il volto esemplificativo di Andrea, i numeri che danno la misura sono quelli di un gruppo come Eni. È una delle multinazionali che hanno firmato un protocollo di intesa col governo sia per il progetto di alternanza scuola-lavoro, ormai obbligatorio da un anno per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, sia per l'apprendistato. Avevano previsto di coinvolgere in tre anni 1.550 studenti: sono già diventati 2.300, con la prospettiva certa di arrivare a superare i 3.500. Per la prima volta i ragazzi sono entrati in una multinazionale come Eni. Hanno indossato i caschetti, sono scesi sul campo seguiti da ben 100 tutor. Non solo. Per il periodo dal 2015 al 2018 Eni si è impegnata ad attivare 175 contratti di apprendistato, ma a giugno ne sono già partiti 140 negli stabilimenti da Mantova a Gela. Tanto da far dire a Luigi Ciarrocchi, responsabile Eni del progetto a Gela che «è stata un'esperienza molto positiva al di là delle aspettative».
Il punto è stato fatto in questi giorni a Job&Orienta a Verona, appuntamento dedicato alla formazione e all'orientamento, giunto ormai alla XXVI edizione. Da questo palcoscenico è stato sottolineato come effettivamente «ci sia un mondo imprenditoriale che sta rispondendo bene», parole del ministro Giannini. Tanto bene che i numeri non sono irrilevanti. In questo primo anno sono stati coinvolti in tutta Italia già 670mila studenti che diventeranno un milione e mezzo alla fine del primo triennio di sperimentazione. E anzi talvolta pare che siano più le aziende che cercano di «scendere» verso la scuola che non viceversa. Al Registro nazionale dell'alternanza scuola lavoro sono iscritte più di mille organizzazioni tra imprese, pubbliche amministrazioni, ordini e organizzazioni no profit che offrono oltre 20mila «posti» attraverso i quali ragazzi di 16, 17 e 18 anni dovrebbero chiarirsi le idee su cosa fare di lì a poco. Ci sono anche 16 aziende che si sono impegnate ad ospitare un numero di studenti pari a oltre il 2 per cento della loro forza lavoro e a inventarsi nuovi percorsi per traghettare gli studenti dai banchi di scuola al posto di lavoro. Si va dalla A di Accenture alla Z di Zara ma dentro, oltre a Eni, ci sono anche Intesa Sanpaolo, General Eletric, Mcdonald's, Poste e molti altri nomi eccellenti. Lo conferma Francesca Comito responsabile di selezione e amministrazione di Openjobmetic, la prima agenzia per il lavoro quotata in Borsa, che stando proprio nel mezzo tra domanda e offerta, ha notato che da qualche tempo le aziende hanno allungato sempre più lo sguardo dentro l'università per cercare le giovani leve. Per chi volesse fare un salto a Verona oggi c'è ancora la possibilità.
Magari per fare un salto allo spazio Eni per giocare a «Che lavoro sei?» e scoprire le professioni del mondo oli&gas oppure partecipare a «Le faremo sapere» dove i selezionatori del personale svelano quali capacità vengono valutati durante un colloquio di lavoro.
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