Tokyo 2020

L'integrazione perfetta dell'americano. "Sul podio il colore della pelle è il tricolore..."

Dopo la staffetta 4x400 donne vincente e tutta di colore nessuno si stupisce più

L'integrazione perfetta dell'americano. "Sul podio il colore della pelle è il tricolore..."

Cosa c'è di più bello dell'immagine di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi che si abbracciano nascosti sotto il tricolore sulla pista di Tokyo? È l'immagine che ci porteremo più a lungo nel cuore di questa domenica che resterà per sempre nella storia dello sport azzurro. Un nuovo italiano, come l'avremmo chiamato un tempo, e un azzurro cresciuto in casa, figlio d'arte, continuatore della tradizione quasi artigianale della nostra atletica. Le due facce dell'Italia di oggi, avvolte da una bandiera che ci unisce come solo lo sport sa fare.

Integrazione olimpica, integrazione azzurra, se mai si può parlare di integrazione per un ragazzo che di straniero forse ha solo il nome. Dal padre, un ex marine statunitense di passaggio alla caserma Eberle di Vicenza, ha ereditato la passione per lo sport (papà giocava a basket), il cognome americano e poco più, tanto che Marcell parla a fatica l'inglese e probabilmente gli Stati Uniti li avrà visti solo in sala parto a El Paso. Per il resto è un bresciano fatto e finito, lui stesso confessa di essere al 99,9% italiano.

Ma ormai parlare in questi termini di un ragazzo che una volta avremmo chiamato oriundo vuole dire uscire dal tempo, rispolverare categorie che non hanno più senso, cancellate dalla globalizzazione. E non ci stupiamo quindi se il primo oro italiano nei 100 metri ce lo regala un ragazzo di padre americano, visto che persino nel più italianissimo degli sport, il calcio, per vincere gli Europei abbiamo chiesto aiuto a tre brasiliani con qualche avo nella nostra anagrafe.

Non ci stupiamo perché vorremmo fare festa anche con Daisy Osakue, che fuori dagli stadi è stata presa a uova in faccia da qualche minus habens, e stamattina potrebbe invece farci sognare una medaglia. Perché, se si tratta di salire sul podio e fare suonare Mameli, allora tutti mettono da parte anche gli istinti peggiori. Così come saremmo pronti a portare in trionfo Paola Egonu e Miriam Sylla, perché il tifo non ha i colori della pelle.

Marcell Jacobs è solo l'ultimo di questi mezzi italiani che quando vincono perdono subito l'altra metà. In fondo siamo entrati nel Sei Nazioni di rugby trascinati da Diego Dominguez, un argentino con mamma milanese, e non ci siamo mai preoccupati del suo cognome ispanico. Non ci siamo fatti problemi a celebrare gli ori mondiali e gli argenti olimpici di Fiona May, che di italiano aveva solo il marito. Tanto che avremmo voluto abbracciare anche la figlia Larissa Iapichino a Tokyo se non si fosse infortunata alla vigilia dei Giochi.

Sono trent'anni che facciamo discorsi di integrazione e ci siamo lasciati alle spalle i Carlton Myers, a cui abbiamo affidato anche la bandiera a Sydney 2000, per tifare adesso per Nico Mannion, che di italiano ha la nascita, ma non il padre Pace che sposò una signora Bianchi, tra l'altro pallavolista. E a proposito di pallavolo inseguiamo il podio con Ivan Zaytsev e Osmany Juantorena, che di italiano non hanno nemmeno una goccia di sangue.

Eppure appena tre anni fa ci fu chi si stupì, e qualcun altro si scatenò sui social in modo becero, per una staffetta azzurra tutta di colore: Libania Grenot, Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Filorunso, Rafaela Lukudo. Una di loro, a cui qualcuno aveva fatto notare il podio tutto nero, rispose candidamente: «Non me n'ero neanche accorta». Come ieri tutta l'Italia non avrà pensato neanche per uno dei 9 secondi e 80 centesimi di volata che Marcell è italiano solo al 99,9%. Ma la polemica è già scoppiata. «Lo ius soli è tema politico e noi non vogliamo fare politica, ma occuparci solo di sport. Non riconoscere lo ius sportivo è aberrante, folle. Oggi più che mai questo discorso va assolutamente concretizzato», così il presidente del Coni Malagò. Immediata la replica, su Twitter, del leader della Lega, Matteo Salvini: «Ius Soli? Già oggi, a 18 anni, chiunque può chiedere e ottenere la cittadinanza. Squadra che vince non si cambia!». Per noi, per tutti, Marcell e Gianmarco sono solo due facce di una splendida Italia d'oro.

Abbracciata sotto quel tricolore.

Commenti