Rabbia e tristezza, a Lione. Nella banlieue di Vaulx-en-Velin, spiegare le circostanze del dramma della scorsa notte appare difficile, anzi imbarazzante: 10 morti (tra cui 5 bambini tra i 3 e 15 anni) in un incendio sopraggiunto in un condominio, diventato una prigione per proteggersi da spaccio e delinquenza. Nonostante la rapidità dei soccorsi - soli 12 minuti per le prime camionette dei pompieri - i tentativi di evacuare il maggior numero di abitanti dallo stabile di 7 piani non sono andati tutti a buon fine. Una donna si è gettata dalla finestra nel tentativo di salvarsi. E a ritardare la fuga sono state proprio alcune grate di ferro, piazzate dagli inquilini negli spazi comuni per evitare accessi indiscriminati. Già, perché la tragedia è accorsa in uno dei cosiddetti quartieri perduti della République. Uno dei simboli delle tensioni urbane della banlieue, da tempo denunciate alle autorità dai residenti.
L'orrore ha colto in pieno sonno un centinaio di persone. I vicini, svegliati dalle urla dei bambini che stavano bruciando. Fahem, a BfmTv racconta la macabra dinamica. Prima dei vigili del fuoco, lui ne aveva già evacuati cinque, dal primo piano. Ma in un quartiere martoriato dal traffico di stupefacenti tutto è risultato difficile. Da inizio anno, sulla strada dove sorge la palazzina, ci sono stati una cinquantina di arresti. L'ultimo proprio la notte dell'incendio. E la sera il traffico di droga entra abitualmente dentro il condominio. Ecco perché, arrivata nel quartiere, ieri la sindaca socialista è stata duramente contestata.
Dal 1° gennaio il ministero dell'Interno ha inviato 30 poliziotti, nell'alveo della strategia di riconquista dei territori perduti. Il presidente Macron ha chiamato la prima cittadina. Sul posto ha spedito il ministro Gérald Darmanin, fischiato dagli abitanti: «Siamo stati abbandonati».
Anche se non si conosce ancora la causa dell'incendio, partito dal piano terra, i rilievi puntano l'attenzione su un divano, nell'androne del palazzo, pronto ad accogliere lo spaccio. O dove fumare crack. Non si esclude che a innescare il rogo sia stata una sigaretta o peggio: un regolamento di conti tra bande rivali. O una vendetta per l'ultimo arresto.
Proprio «l'auto-difesa» dagli spacciatori, per alcuni è risultata fatale: le barriere artigianali sulle uscite di emergenza si sono trasformate in un tragico boomerang che ha rallentato la fuga dalle fiamme. Per spegnerle, 170 vigili del fuoco e 65 mezzi. Oltre ai residenti deceduti, 5 dei 20 feriti salvati sono gravissimi. La sindaca Hélèbe Geoffroy: «Dobbiamo piangere i morti e tutelare i vivi, poi verrà il momento delle spiegazioni...». La procura ha aperto un'inchiesta. Si verificheranno anche le condizioni della palazzina semi-ristrutturata nel 2009.
Per il ministro agli Alloggi, Olivier Klein, non si può dare la colpa allo stabile. Sopravvissuto col gatto in braccio, Youssuf è tra quelli che da mesi denunciavano degrado e occupazioni abusive nel disinteresse pressoché generale: «È stato un massacro, qualcosa di terribile».
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