L'ira di Bonomi contro i sindacati: "Su pass e sieri perdono tempo"

Il presidente di Confindustria: "Resto perplesso dal loro atteggiamento, potevamo costruire quello che i nostri padri fecero con la polio". E sul ministro Orlando: "Vuole punire le imprese"

L'ira di Bonomi contro i sindacati: "Su pass e sieri perdono tempo"

È scontro tra Confindustria e sindacati su vaccino e green pass: Carlo Bonomi, presidente degli industriali, attacca dal palco del meeting di Rimini, intitolato quest'anno Le imprese nella ripresa. «Per Confindustria - dice l'obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro e nella scuola è doveroso, il green pass obbligatorio». La posizione dei sindacati «è un grave errore, insieme a noi potevano costruire quello che i nostri padri hanno fatto con la poliomielite. Non abbiamo tempo da perdere. La situazione è analoga a quella per la polio negli anni Sessanta: un anno di discussione costò la malattia a 10mila bambini. Siamo nella stessa situazione». E incalza: «Dobbiamo sederci a un tavolo, discutere. Io sono pronto. Abbiamo una grande responsabilità. Anche in Confindustria forse non sono tutti d'accordo, eppure io preferisco un associato in meno, ma fare quello che serve al Paese».

E accusa la controparte sindacale: il sindacato, che ha detto no al green pass, «sta commettendo un grande errore. Ero convinto che sull'onda di un momento drammatico ci saremmo seduti a un tavolo e avremmo tenuto insieme il Paese». «È troppo facile rimandare la palla alla politica. C'è una differenza di posizione tra i partiti che difficilmente potrà farci arrivare a una legge» sull'obbligatorietà delle somministrazioni. «Ma possiamo aggiornare i protocolli di sicurezza. Io sono pronto anche oggi se i sindacati si vogliono sedere a un tavolo. Siamo una comunità». Bonomi in questo concetto ha espresso lucidità e pragmatismo: i protocolli del marzo 2020, tuttora in vigore (che prevedono tra l'altro distanziamento, mascherine, smart working, gel igienizzante) possono essere aggiornati direttamente dalle due controparti (per questo invoca «un tavolo») mentre il sindacato chiede un provvedimento di legge difficile da ottenere per le posizioni variegate dei partiti; detto in maniera cruda, puntare a una legge è un modo per non prendere posizione e perdere tempo. Bonomi ha poi rivolto un'altra accusa al sindacato: «Qui tutti parlano di diritti, ma si dimenticano i doveri». Il presidente di Confindustria ha poi ricordato con passione come in questo frangente l'industria manifatturiera abbia «tenuto insieme il Paese. Tutti pensavano a un crollo e invece ha retto». Anche se nel 2021 la crescita sarà solida, «fra i 5 e i 6 punti di Pil», l'Italia sarà «ancora 4 punti sotto il 2008». Mentre la Pubblica amministrazione, ha ricordato, è in debito di 58 miliardi verso le imprese. Ha ribadito l'impegno del governo Draghi per i vaccini ma ha anche espresso serie preoccupazioni nei confronti dei comportanti dei partiti: Bonomi ha ricordato che due fattori rischiano di rallentare il corso della politica. Da un lato l'avvio del semestre bianco, durante il quale le Camere non possono essere sciolte dal Capo dello Stato, dall'altro le elezioni amministrative d'autunno (con i test importantissimi a Roma, Milano, Torino e Bologna). I prossimi mesi potrebbero essere particolarmente intricati.

E a proposito della politica, Bonomi ha pronunciato parole durissime contro un progetto di legge in cantiere su delocalizzazioni e licenziamenti, per opera del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e della viceministro grillina Alessandra Todde, giudicato «punitivo». «I comportamenti di alcune imprese non sono accettabili. Ma bisogna lavorare insieme per attrarre non per punire».

Le norme vorrebbero sanzionare le imprese che, dopo aver ottenuto contributi pubblici, si spostano all'estero e licenziano con troppa disinvoltura, seppure non in crisi. Le sanzioni potrebbero arrivare al 2% dell'ultimo fatturato.

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