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L'ira del Cts escluso dal supervertice. Così il governo aperturista dribbla i rigoristi

Il comitato vuole da tempo misure più drastiche, ma trova molte resistenze

L'ira del Cts escluso dal supervertice. Così il governo aperturista dribbla i rigoristi

Una nuova stretta sembra essere alle porte. La curva del contagio da Coronavirus sale e il premier Mario Draghi potrebbe rivedere il Dpcm appena entrato in vigore, qualora fosse necessario. Sotto osservazione le terapie intensive e la velocità con cui le nuove varianti stanno conquistando terreno, con un aumento dei nuovi casi. Un inasprimento che potrebbe essere legato al piano vaccini, al centro di una riunione tra i ministri degli Affari Regionali Mariastella Gelmini e della Salute Roberto Speranza con il Commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Un incontro durato un'ora e mezza e continuato poi nello studio del presidente del Consiglio dove si è discusso della strategia sul fronte della logistica, della distribuzione e della somministrazione dei vaccini.

Sullo sfondo c'è il ruolo del Cts. «Sappiamo che è stato richiesto un incontro da parte del presidente del consiglio Draghi ma non a noi: non siamo stati coinvolti», dice una fonte del comitato all'agenzia Dire. Fonti governative comunque puntualizzano che non c'è stata alcuna esclusione perché non era prevista la presenza del Cts, né nella prima riunione, né nella successiva sui ristori con le Regioni. Dal Cts comunque non vengono escluse misure rafforzate per consentire una campagna vaccinale più spedita. L'idea sarebbe quella di richiudere tutto o quasi ma collegando la decisione a un obiettivo preciso che consente di vedere una luce alla fine del tunnel. Il governo dovrà valutare se accogliere o meno il parere del Cts di estendere il parametro di 250 casi su 100 mila abitanti per sette giorni consecutivi per il passaggio diretto in zona rossa.

Sulle nuove, possibili chiusure la politica sceglie un approccio attendista e prudente. Chi prende una posizione più dura è Giovanni Toti. «Sono totalmente e fermamente contrario all'ipotesi di chiusura generalizzata dell'intero territorio nazionale - dice il presidente della Regione Liguria -. Serve un modello come la Liguria: misure, anche rigorose, talvolta molto dolorose, come chiudere i ristoranti durante il festival di Sanremo, ma mirate». Silvio Berlusconi invita a seguire la bussola della chiarezza: «Nulla fa peggio dell'incertezza, delle scelte che si contraddicono, dell'altalena di aperture e chiusure, non sempre giustificate, di speranze e delusioni, di orientamenti modificati all'ultimo istante», dice nel webinar «Azzurro donna».

Giorgio Mulè, infine, invita a cercare il maggior numero possibile di vaccinatori e a coinvolgere anche i cosiddetti club service, Rotary e Lions ad esempio, che da una parte all'altra dell'Italia contano migliaia di soci che vanno da celebrati medici a farmacisti.

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