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L'ira dei militari per la falsa riforma M5s

Si va verso l'abolizione del Cocer, ma i sindacati non potranno organizzarsi

L'ira dei militari per la falsa riforma M5s

I militari rischiano di rimanere senza continuità di rappresentanza del personale e scendono sul sentiero di guerra contro il Movimento 5 stelle. L'annuncio che il decreto legge «Corda», in materia sindacale e rivolto al personale delle Forze armate e dei corpi di polizia a ordinamento militare finirà in Parlamento è stato dato dal presidente della IV Commissione Difesa della Camera, il pentastellato Gianluca Rizzo, scatenando polemiche tra le divise.

Il passaggio dai Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza, il vertice della rappresentanza militare) ai sindacati è un processo ineludibile, sancito dalla sentenza 120 del 2018 della Corte costituzionale, ma sono le modalità studiate dai 5 stelle per quel passaggio a creare il caos.

Il M5s dice di voler estendere i diritti sindacali ai militari, solo che il ddl in realtà toglie anche le poche tutele riconosciute e frutto di tante lotte, a partire dalla legge 382 del 1978 identificata come «legge dei principi» in cui si affermava, per la prima volta nella storia, la pari dignità tra militari, un po' il «uno vale uno» dei 5 stelle. E ora il ddl approdato alla Camera, toglie diritti e appare una sorta di vendetta contro il Cocer. Infatti non garantisce la continuità della rappresentatività del personale. Allo stato attuale le associazioni sindacali sono una sorta di «bocciofila» perché senza strumenti utili per tutelare i diritti dei militari. Il disegno di legge licenzia subito, entro 90 giorni dall'approvazione, il Cocer, un organismo che sebbene obsoleto ha svolto un ruolo determinante. Basti ricordare lo sblocco delle dinamiche salariali del 2014 o il riordino delle carriere del 2017. Il Cocer per i 5 stelle, che hanno l'obbiettivo di rendere le Forze armate «pacifiste», è una sorta di bastone tra le ruote. Si ricorderà che l'ex ministro Trenta chiese il suo appoggio per le sue vicissitudini personali e che i rappresentanti dei militari si schierarono dalla parte delle divise, in loro tutela. Anzi, il Cocer le ha ricordato a più riprese che si è sempre in attesa dei 200 milioni da lei promessi di fronte al premier Conte per le Forze armate. Soldi mai arrivati.

Se il ddl fosse approvato, l'organismo decadrebbe ma se non si desse il tempo alle associazioni sindacali di organizzarsi come si deve i militari rimarrebbero per lungo tempo senza rappresentanza, costretti a pagarsi di tasca propria avvocati per eventuali controversie. I sindacati per essere pienamente operativi devono infatti raggiungere il 4 per cento del quorum di rappresentatività della forza effettiva del personale. E in 90 giorni è improbabile ci riescano.

Il Pd, un tempo attento alle esigenze delle Forze armate, sembra aver fatto un passo indietro, forse in attesa di qualche «contentino», nonostante le posizioni del ministro Lorenzo Guerini volte alla tutela del personale.

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