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L'ira di parenti delle vittime e camici bianchi "Con chiusure tempestive salve molte vite"

Il comitato dei cittadini: "Presi in giro, ora l'accesso a tutti i documenti"

L'ira di parenti delle vittime e camici bianchi  "Con chiusure tempestive salve molte vite"

Sarebbe cambiato qualcosa nell'andamento dell'epidemia se il governo avesse dato retta all'appello del 3 marzo del Comitato tecnico scientifico di istituire la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro? Materia di scontro politico ma anche di un'inchiesta della magistratura, che forse un giorno chiarirà. Ma chi era lì a combattere in prima linea il virus, in quel momento ancora poco conosciuto, per di più nei territori più martoriati dal Covid, un'idea ce l'ha. E adesso brucia sapere che le cose avrebbero potuto prendere un'altra piega.

I medici di Bergamo, per esempio, sono certi che se i due comuni lombardi fossero stati chiusi si sarebbero salvate molte vite. E non importa se la proposta del Cts è arrivata solo il 3 marzo, quando l'infezione era già fuori controllo. «Andava bene farlo anche a marzo», dice il presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo, Guido Marinoni. «Già il 6 aprile noi scrivemmo una lettera alla Regione - spiega il medico - in cui sottolineavano che era stato un grave errore. In quei giorni ad Alzano e Nembro e Albino, il mio paese, c'era già la percezione che lì stesse succedendo tutto e fuori ancora poco. Poi si è scoperto che in quella zona era in azione il ceppo più virulento, se si fosse chiuso si sarebbe evitato di esportare quel tipo di infezione».

Migliaia e migliaia di morti e una crisi economica senza precedenti, che forse chiusure localizzate avrebbe potuto limitare. «Sono certo che se si fosse chiusa prima questa piccola zona della bergamasca si sarebbe evitato il lockdown dell'Italia, con tutte le conseguenze economiche e sociali conseguite. Il 23 febbraio quando si è avuta la notizia dei primi infetti a Nembro e Alzano, oltre la linea del Po non ce n'erano altri», spiega Luca Fusco, presidente del Comitato Noi denunceremo che ha depositato in Procura a Bergamo decine di denunce di familiari di vittime del Covid nelle quali si attribuisce la responsabilità di questi decessi anche alla scelta di non «sigillare» i confini della Val Seriana. Fusco lascia alla magistratura il compito di stabilire le responsabilità limitandosi a constatare come i tecnici abbiano detto una cosa e la politica ne abbia fatta un'altra. Comunque, per il legale del comitato, Consuelo Locati, il 3 marzo sarebbe stato troppo tardi per prendere una decisione «Il danno era già stato fatto», sottolinea l'avvocato, sollecitando il governo a consentire l'accesso a tutti i documenti del Cts. «Se devo dire la verità, io come tutti i componenti del comitato, ci sentiamo abbastanza presi in giro, perché la notizia della pubblicazione di questo verbale non porta nulla rispetto alle considerazioni e alle richieste che abbiamo sempre fatto sulla mancata istituzione della zona rossa», conclude.

Anche la protezione civile ritiene che chiudere il 3 marzo non avrebbe cambiato nulla. «I buoi erano già usciti dalla stalla fin dal 20 febbraio», per Francesco Rossoni, presidente della protezione volontaria civile di Alzano.

«Cercare delle colpe per quello che è successo è difficile, nessuno sapeva a cosa si sarebbe andati incontro», dice.

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