L'ira di Salvini sul M5s: "Non passo per scemo la pazienza ha un limite"

Il leghista contro l'alleato: «In consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva»

L'ira di Salvini sul M5s: "Non passo per scemo la pazienza ha un limite"

Fabrizio de Feo

Roma «Non passo per scemo, in quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva». A due giorni dalla sortita televisiva del capo politico del M5s sulla «manina» sulla pace fiscale e la conseguente escalation di dichiarazioni al vetriolo sull'uno e sull'altro fronte, la tensione resta alta. E anche se in mattinata Matteo Salvini scrive «dopo le nuvole torna sempre il sereno», nel pomeriggio in un video si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

«Io sentirò tutti, però inizio ad arrabbiarmi. A me del condono non me ne frega un accidente. La Lega è nata per dare lavoro e ridurre le tasse, non per condonare. Io ero in mezzo tra i due, Conte aveva i fogli e Di Maio verbalizzava con me in mezzo; ma passare noi per quelli che hanno fatto il condono proprio no».

Il vicepremier poi aggiunge: «Non possiamo stare due giorni sui giornali europei dando l'immagine di un governo diviso, con lo spread che sale. Se c'era qualcosa che non andava bene si alzava il telefono e si chiariva tutto. Comunque domani andiamo al Cdm non per bisticciare, io non voglio far saltare niente. Riscriviamo pure tutto, chi se ne frega dei condoni. Basta che poi nessuno cambi idea un'altra volta». Altre scintille vengono prodotte a proposito del Dl sicurezza: «La scadenza per la presentazione degli emendamenti è oggi: perché i Cinquestelle hanno presentato 81 emendamenti come se fossero all'opposizione?» polemizza Salvini. «Ragazzi non è così che si lavora, non è cosi che si fa tra alleati».

A questo punto per conoscere il vero vincitore della disfida in corso bisognerà capire come verrà modificata la manovra e quale testo uscirà. Se il Movimento Cinquestelle alza il muro contro il perdono per le condotte penalmente rilevanti dei contribuenti e il rientro di capitali dall'estero, la Lega si prepara a presentare il conto. Su quattro-cinque materie il Carroccio vuole imporre la propria linea. La prima è la norma sulle Rc Auto. Abbassare i prezzi al Sud, dove sono maggiori gli indicatori di rischio, per le compagnie significherebbe aumentare quelli del Nord, dove il rischio di incidenti è inferiore. «In nessuno dei provvedimenti del governo ci saranno aumenti delle assicurazioni auto nelle aree in cui oggi si paga meno» dice il sottosegretario leghista Dario Galli.

Sulla questione Ischia i leghisti presenteranno un emendamento in sede parlamentare al Dl Genova per «evitare regali a migliaia di abusi edilizi commessi a Ischia, siamo sicuri che gli amici dei Cinquestelle lo appoggeranno». Il decreto al momento prevede la possibilità di finanziare la ricostruzione con soldi pubblici anche per le case abusive, purché non lo siano totalmente. Il rischio di un condono è evidente.

Sulla legittima difesa che martedì approderà in Senato non dovrebbero esserci problemi. La Lega dovrà, invece, fare i conti con i malumori grillini sulla stretta sui permessi umanitari prevista dal decreto Sicurezza, anche se in serata il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro fa sapere che «verranno votati solo gli emendamenti condivisi», aprendo uno spiraglio di pace. Nei quaderni delle lamentele leghiste c'è anche una questione aperta tra Difesa e Sviluppo Economico.

«Riteniamo opportuno che il Mise sblocchi con sollecitudine i fondi già approvati destinati al sistema Difesa, e con la stessa tempestività si proceda alla registrazione dei contratti già sottoscritti». La richiesta arriva dal sottosegretario alla Difesa, Raffaele Volpi ed è indirizzata e Luigi Di Maio. Il tempo delle pressioni incrociate, insomma, non è terminato. E si va verso una pace decisamente armata.

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