La lista dei lavori "gravosi" ci fa tornare agli anni '70

Penalizzati medici, contadini e poliziotti. Premiati i lavori manuali: trionfano le lobby

La lista dei lavori "gravosi" ci fa tornare agli anni '70

Roma - Più che la lista definitiva dei mestieri «gravosi» sembra una sfida al buon senso. Un cattivo compromesso inquinato da residui di marxismo anni Settanta.

Non ci si può spiegare altrimenti perché il bracciante agricolo fatichi e il contadino no, perché si ritenga che l'infermiere sia sottoposto a tensioni e stress mentre il medico che lavora nella stessa corsia e fa i medesimi turni se la cavi molto bene. Perché chi macina in camion 100mila chilometri all'anno svolga un mestiere faticoso, mentre il venditore che ne percorre 150mila dentro un'automobile in giacca e cravatta e campionario sia da un turista rilassato.

Dietro alla lista dei mestieri esclusi dall'aumento a 67 anni dell'età pensionabile c'è poca scienza ed è cosa nota. A denunciarlo è stato il presidente dell'Inps Tito Boeri. «Troppa politica», la lista deve essere redatta secondo criteri oggettivi. Giusta critica, peccato che lo stesso Boeri sia stato poi rintuzzato perché l'Inps fino ad oggi non ha collaborato molto nel definire criteri alternativi. Il mistero dell'inclusione o esclusione dalla ambitissima lista dei salvati dalla stretta del 2019 e in quella dell'Ape sociale, resta di difficile soluzione.

Spiega un esperto di lavoro: non c'è nessun criterio oggettivo, c'è stata la più classica delle trattative politico-sindacali. Il primo elenco degli 11 mestieri «gravosi» è stato stilato in occasione della precedente legge di Bilancio per stabilire chi avesse diritto all'Ape social, cioè all'anticipo pensionistico di tre anni a carico della fiscalità generale. Alcune categorie da aggiungere ai lavori «usuranti».

A decidere chi era dentro e chi era fuori è stata una sorta di contabilità che teneva conto del numero di interpellanze parlamentari e comunicati dei sindacati. È andata male, insomma, alle categorie senza lobby in Parlamento o con organizzazioni sindacali poco attive.

La decisione ultima è stata e resta del governo. Martedì, ad esempio, l'esecutivo ha annunciato l'aggiunta di quattro categorie: marittimi, pescatori, braccianti e siderurgici. Un monopolio dei mestieri manuali e delle mansioni basse. Nessun cambiamento di linea rispetto al passato. Difficile motivare l'esclusione degli operai che non appartengono al settore siderurgico. Impossibile spiegare alcune dimenticanze, come quella dei medici, se non con lo stipendio più alto rispetto agli infermieri.

Difficile interpretare l'inclusione delle maestre d'asilo e delle scuole materne e l'esclusione dall'elenco degli insegnanti delle scuole medie e superiori. La penalizzazione ostentata verso le forze dell'ordine e quella del lavoro autonomo, che ha fatto privilegiare gli operai agricoli rispetto ai lavoratori indipendenti dello stesso settore. C'è tutto il sapore del vetero marxismo. Quello che divideva la società sulla base del rapporto con i mezzi di produzione.

Cattivo chi ci lavorava possedendo una fabbrica o un campo coltivato, buono chi lavorava sulle macchine o sulle coltivazioni di un altro.

Ora si insedierà una commissione composta da Inail, Istat, Inps e ministero dell'Economia per stilare criteri oggettivi. Nella speranza che lobby e ideologie ne restino fuori.

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