di La politica corre veloce. Neppure tre mesi fa Flavio Tosi si inchinava alla corte di Matteo Salvini per il successo ottenuto in Emilia-Romagna mettendo a tacere quelle malelingue che lo considerano da sempre antagonista del segretario del Carroccio. «Il successo della Lega è tutto merito di Matteo», disse. Ma le rose non solo non sono fiorite, ma da novembre a febbraio sono del tutto seccate. Colpa delle malelingue, naturalmente.
Al sindaco di Verona non piace un partito schiacciato a destra, lepenista e fautore dell'uscita dall'euro. Lui preferisce stare con Angelino Alfano ed è pronto a candidarsi alla presidenza della Regione Veneto contro Luca Zaia. La verità è che Tosi non ha mai ingoiato il rospo. Nel 2008 la Lega gli promise la candidatura per il Veneto, ma niente. E nel 2013 saltò l'accordo che prevedeva Salvini segretario e Tosi capo del progetto del centrodestra. Troppe le umiliazioni, oggi è arrivata l'ora della vendetta.
Eppure questo indomabile leghista aveva già mostrato diversi segni di insofferenza. Tante le ripicche consumate negli ultimi tempi a prova che a lui le cinture di questa Lega sono sempre state troppo strette e oggi non accetta certo di essere comandato a bacchetta da uno come Salvini.
Già con Umberto Bossi aveva iniziato a scalciare tanto da presentare una propria lista alle Amministrative del 2012 a Verona. In quell'anno viene allontanato dal posto di vicepresidente del Parlamento Padano. La motivazione ufficiale sono le troppe assenze; quella reale gli screzi con il Senatùr. Arriva la stagione del raccolto. Tosi pianifica un piano che gli faccia guadagnare consensi. Nell'ottobre 2013 il debutto sulla scena nazionale del sindaco di Verona: nasce a Mantova la sua fondazione «Ricostruiamo il paese» e si autocandida alle primarie del centrodestra. Migliaia di persone vengono reclutate per partecipare alla convention. Tutto gratis. L'organizzazione offre il trasporto - 75 pullman - e il pranzo alla festa del risotto. Assente Roberto Maroni e gli altri esponenti nazionali del Carroccio, ma Tosi, con il fazzoletto verde nel taschino, minimizza e tende la mano ai diversamente berlusconiani Alfano e Lorenzin. L'inizio della fine. Salvini diventerà segretario nel dicembre di quell'anno.
Nell'aprile 2014 un inciampo per Tosi. Report ipotizza presunti rapporti tra il sindaco e alcuni calabresi indagati per 'ndrangheta. Cene nelle quali si parlava di appalti e denaro in cambio di un fantomatico video hard con Tosi protagonista. Nell'agosto 2014 cola la goccia di troppo: il primo cittadino partecipa alla presentazione del libro Io siamo. Insieme per costruire un'Italia migliore dell'amico Corrado Passera al quale apre le porte della fondazione. Nasce l'asse Tosi-Passera.
Si rompe quella con Salvini.Da quando il gallo Bossi se n'è andato tutte le galline rimaste nel pollaio non hanno fatto altro che beccarsi. Di questo passo nessuna di loro farà più le uova d'oro. L'avidità può anche uccidere. L'orgoglio pure.
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