"L'Italia faccia accordi con Tripoli senza l'Ue"

L'ex ammiraglio: sì a un'intesa bilaterale su centri d'accoglienza garantiti da Roma

"L'Italia faccia accordi con Tripoli senza l'Ue"

«Ci sono i presupposti perché l'Italia si svincoli dall'Europa e avvii una collaborazione bilaterale con la Libia superando le remore sul porto non sicuro che offendono la dignità della dirigenza libica». L'Ammiraglio in congedo Fabio Caffio esperto di diritto marittimo, valuta con sorpresa il «no» della Ue alla proposta di riportare i migranti nei centri di accoglienza libici. E in questa intervista al Giornale ipotizza che il «no» di Bruxelles possa essere scavalcato grazie ad un accordo bilaterale tra Roma e il governo di Tripoli.

Che idea si è fatto?

«Il carattere assertivo con cui l'Unione Europea e l'Alto Commissario Federica Mogherini definiscono la Libia un porto non sicuro sorprende molto. Tutto si basa sulla sentenza della Corte Europea per i Diritti Umani sul caso Hirsi del 2012 (la sentenza che condannò i respingimenti ndr). Ma quella sentenza fu la conseguenza del ruolo rinunciatario del governo italiano. E si basò su rapporti Onu molto generici. Oggi la situazione è diversa. Il protocollo firmato nel 2017 dal governo Gentiloni prevede il finanziamento di alcuni centri d'accoglienza per migranti. L'accordo potrebbe riguardare solo i centri garantiti dalla supervisione italiana».

Dunque ha ragione Salvini? Possiamo anche far da soli

«L'articolo 19 del trattato di amicizia tra Italia e Libia da poco riconfermato dal nostro ministro degli Esteri e da quello libico prevede la collaborazione nel campo dell'immigrazione. Quindi un accordo bilaterale è attuabile. L'unico ostacolo è l'orgoglio nazionale libico che mal sopporta interventi stranieri. Ma si può superare con l'indicazione da parte loro dei centri di accoglienza finanziati dall'Italia».

Quindi va pensata una missione italiana ad hoc?

«Basta assegnare un ruolo più attivo a Mare Sicuro, la missione navale italiana responsabile della sicurezza delle infrastrutture petrolifere e del contrasto a terrorismo e attività illecite. Si può ipotizzare una collaborazione più estesa tra Mare Sicuro e quella Guardia Costiera libica a cui, al momento, diamo solo assistenza tecnica per la gestione delle motovedette. Mare Sicuro potrebbe fornire ai libici indicazioni per il salvataggio in mare. In parallelo si possono creare centri di accoglienza sotto controllo libico garantiti dal protocollo del governo Gentiloni in base a cui li finanziamo».

Magari potremmo addestrare e formare le unità libiche incaricate di sorvegliarli

«Questa forma di collaborazione mi sembra sia prevista dal trattato dell'anno scorso e può venir aggiornata.

Ma la Guardia Costiera è affidabile? La Ong Open Arms l'accusa di abbandonare in mare donne e bambini.

«Molte entità si fanno chiamare Guardia Costiera libica, ma il nostro governo tratta solo con quella che fa capo alla Marina libica e al ministero della Difesa. Bisogna guardare a quella, non ad altre. Ricordiamo che ad oggi la Corte penale internazionale non ha indagato nessun appartenente a quella Guardia Costiera».

Oggi a Bruxelles si parla di Sophia la missione navale europea che sbarca tutti i migranti in Italia. Le regole si possono cambiare?

«Il luogo di sbarco continua ad esser l'Italia perché il piano operativo di Sophia è stato scritto sulla base della strana clausola adottata per l'operazione Triton. Ma Triton non c'è più e l'operazione Themis che la sostituisce non prevede che arrivino tutti in Italia.

Quindi anche Sophia va riconfigurata creando hotspots di nuova generazione nei singoli paesi Ue e stabilendo che il paese di cui la nave soccorritrice batte bandiera abbia un ruolo nella destinazione finale delle persone».

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