RomaCrescita al palo, disoccupazione che - unico caso in Europa - non accenna a diminuire, così come le ore di cassa integrazione. La ripresa non è dietro l'angolo come sembrava emergere da dati diffusi nei giorni scorsi (quelli immediatamente precedenti all'elezione del presidente della Repubblica) e il premier Matteo Renzi, che ha stravinto tutte le battaglie politiche della stagione, rischia di perdere sul fronte dell'economia e delle riforme. Dai dati della Commissione europea diffusi ieri, emerge il quadro di un'economia ferma.
La crescita del Pil del 2015 è stata confermata allo 0,6%, quella del 2014 ricalcolata al ribasso allo 0,5% e quella del 2016 in leggero rialzo, dall'1,1% delle previsioni di novembre al 1,3%. A tenere basse le stime, ancora una volta la domanda interna che non accenna a crescere, mentre le esportazioni sono in ripresa, trainate dalle economie degli altri paesi europei, che danno tutte chiari segnali di inversione di tendenza. L'Italia è ancora una volta ultima per crescita nel Continente. La media della zona euro nel 2015 è del +1,3% e quella della Ue 1,7%, più del triplo dell'Italia. Ma è dai dati sul lavoro che emerge la distanza tra l'Italia e le altre economie. Nel 2015 la disoccupazione si attesterà al 12,8%, stessa percentuale del 2014 e in crescita rispetto alle previsioni di novembre, che erano al 12,6%, percentuale che dovremmo raggiungere solo il prossimo anno.
Pesa sicuramente il fatto che il mercato del lavoro è l'ultimo a reagire in caso di ripresa dell'economia. Ma anche il freno a mano sulle riforme, che invece si stanno facendo sentire in Spagna, Germania e persino in Grecia, dove la disoccupazione - che rimane su livelli altissimi - calerà di quattro punti in tre anni. Una doccia fredda sul governo che contava su un effetto positivo del Jobs Act sull'occupazione.
Un eccesso di ottimismo c'è stato anche sui dati della cassa integrazione diffusi nei giorni scorsi dall'Inps e davano conto per la prima volta dall'inizio della crisi di una inversione di tendenza. A denunciare qualche problema è stato Cesare Damiano: «L'Inps - ha spiegato l'esponente Pd e presidente della commissione lavoro della Camera - dichiara una diminuzione delle ore autorizzate del 6% circa rispetto al 2013 (1 miliardo e 182 milioni di ore nel 2013 a fronte di 1 miliardo 112 milioni nel 2014), a noi risulta il contrario. Secondo i nostri calcoli, desunti dal sito ufficiale dell'Inps, lo scorso anno l'istituto ha dichiarato 1 miliardo e 76 milioni di ore autorizzate e non 1 miliardo e 182 milioni. Risulterebbe così prosegue Damiano per quest'anno, un aumento del 3,3%». Quindi nel 2015 si segnerà un altro record negativo dopo il picco del 2010. Oltre i decimali e le previsioni, resta la sfida delle riforme che l'Italia potrebbe perdere. Da Bruxelles dovrebbe arrivare un via libera alla legge di stabilità, che se non ha centrato l'obiettivo della correzione del deficit. Più difficile il giudizio sulle misure per dare competitività all'economia italiana. «Le previsioni della Commissione europea per l'Italia rappresentano un chiaro ed inequivocabile messaggio a Governo e Parlamento affinché accelerino i tempi per l'approvazione delle riforme necessarie alla crescita», ha commentato Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo.
Se ci sarà un minimo di crescita nel 2015, è soprattutto grazie ai tassi, alla riduzione prezzo del petrolio, alla svalutazione dell'euro. Manca la parte italiana, che il governo Renzi dovrà fare con una maggioranza dove peserà di più la sinistra. Quindi la parte meno favorevole alle riforme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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