RomaMatteo Renzi aveva annunciato misure «un po' di sinistra». Se le bozze circolate in questi giorni saranno confermate (il premier non rinuncia mai a un colpo di teatro), il consiglio dei ministri di oggi sarà effettivamente una sorta di rinvicita su vecchi cavalli di battaglia dell'ex Pci e della sinistra radicale, in particolare sul lavoro e sulle liberalizzazioni.
Ma non ci sarà il fisco. La riforma del catasto, le semplificazioni e le misure per smaterializzate scontrini e favorire la compliance fiscale non saranno approvate al consiglio dei ministri di oggi. Notizia arrivata ieri sera e spiegata con l'assenza del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, impegnato a Bruxelles per l'Eurogruppo. Peccato che, poco prima, la rappresentanza italiana alla Ue avesse annunciato la non partecipazione di Padoan all'appuntamento europeo proprio per il consiglio dei ministri. Segnale che sul provvedimento, nonostante la cancellazione del cosiddetto salva Berlusconi, cioè la soglia del 3% del fatturato per la non punibilità dei reati fiscali, nel governo c'è ancora tensione.
Saranno invece approvati i decreti attuativi del Jobs Act sul contatto a tutele crescenti e sui nuovi ammortizzatori sociali. Qui l'impronta «di sinistra» del governo si dovrebbe sentire. Il governo potrebbe infatti recepire le indicazioni sul Jobs act arrivate dal Parlamento. La commissione Lavoro di Montecitorio guidata da Cesare Damiano, ex ministro del lavoro ed esponente della sinistra Pd, e anche quella del Senato hanno approvato osservazioni e condizioni che di fatto smontano la vera novità della riforma targata Renzi cioè il depotenziamento dell'articolo 18. In particolare sui licenziamenti collettivi, per i quali il ddl prevede lo stesso trattamento dei licenziamenti economici individuali. Quindi, indennizzo e non reintegro in caso in cui un giudice non riconosca la giusta causa. Bocche cucite ieri nel governo, ma l'orientamento è di recepire l'input del Pd «doc».
Barra a sinistra anche sulla cancellazione dei contratti a progetto e di altre forme di lavoro previste dalla Legge Biagi. Misura annunciata dal ministro Poletti che suscita perplessità tra gli addetti al settore. «Il proposito è lodevole», spiega l'avvocato giuslavorista Fabrizio Daverio, ma con un'ulteriore stretta sulla libertà contrattuale, il rischio è «di un'involuzione dello spirito della riforma». Un annacquamento del Jobs Act spaventa Confindustria e sarebbe accolto male dall'Europa.
Quindi il premier potrebbe spingere sulle altre riforme attese, in particolare sulle liberalizzazioni. Farmaci di fascia C venduti con maggiore libertà, un ulteriore allargamento della concorrenza sul trasporto locale (cioè taxi) e un allargamento delle maglie sull'accesso alla professione di notaio.
Categorie già sul piede di guerra, per nulla disponibili a pagare il conto per tutti gli altri.Situazione difficile, come dimostra il ricorso al voto di fiducia sul Milleproroghe. Tra le misure, una mini proroga degli sfratti e la proroga del vecchio regime dei minimi.
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