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La lite sulle competenze frena la cybersicurezza

Il decreto del governo sull'Agenzia sottrae il ruolo ai Servizi. Stoppato il blitz dei grillini

La lite sulle competenze frena la cybersicurezza

L' idea, o meglio, il decreto legge c'è. Ora spetta al Parlamento trasformarli in realtà realizzando un progetto essenziale per recuperare i ritardi di quasi trent'anni. Il progetto è quello dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) messo a punto lo scorso 14 giugno in Consiglio dei Ministri grazie ad un decreto del presidente del Consiglio Mario Draghi. Ora bisogna capire se il decreto resisterà alla prova del Parlamento. E se non produrrà lacerazioni in quel ventre molle della maggioranza rappresentato dai 5 Stelle. Anche perché il decreto ha tolto di torno il progetto, cullato a suo tempo da Giuseppe Conte e dai grillini, per la creazione d'una terza agenzia d'intelligence da affiancare a quelle per la sicurezza esterna (Aise) e interna (Aisi). Un progetto resuscitato una settimana fa in Commissione Trasporti e Affari Costituzionali dai grillini Emanuele Scagliusi e Luigi Iovino, e subito affondato. Ma è corretto sottrarre ai servizi segreti un comparto dove la componente d'intelligence non è assolutamente irrisoria? «Il ruolo dell'agenzia è un ruolo di resilienza cibernetica, un ruolo diverso da quello svolto in questo campo da intelligence e Difesa. A pretenderlo è stata l'Ue quando chiese al governo Gentiloni una struttura capace di coordinarsi con il Centro europeo di competenza per la Cybersecurity (Eccc) con sede a Bucarest», spiega al Giornale il presidente del Copasir Adolfo Urso. «La separazione dall'intelligence è assolutamente corretta - sottolinea il generale Dino Tricarico, l'ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Presidente della fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis). «L'attività di cyber sicurezza era affidata ai servizi perché mancava una struttura adeguata in cui incardinarla. Il passo successivo dovrebbe essere quello di trasformare l'organismo che fa capo al prefetto Gabrielli (sottosegretario ai Servizi) in un vero e proprio gabinetto di sicurezza, equivalente al Consiglio di sicurezza che in America fa capo alla Casa Bianca». Per il generale in congedo Umberto Rapetto, uno dei massimi esperti italiani di cybersicurezza già capo del Nucleo Frodi Telematiche della Guardia di Finanza, il grosso difetto dell'agenzia di cybersicurezza è quello di trascurare le competenze pregresse di molti corpi della Difesa e della Polizia per creare una super-struttura di esperti venuti dal nulla. «Quello che spaventa - spiega al Giornale - è la corsa a tagliar fuori quanto di buono fatto fin qua. I professori universitari sono i benvenuti, ma serve anche aver vissuto sul campo la lotta alla pirateria informatica e alla cyber- criminalità. Leggo di una struttura iniziale di 300 persone da portare a 800 una volta a regime. Ma trovare competenze ex novo in un settore così delicato non è come reclutare una brigata di fanteria. Bisogna attingere agli specialisti già presenti nella Difesa e nella Polizia».

Ma la netta separazione tra le competenze dell'agenzia e quelle dei servizi pretesa dal decreto degge è anche il nodo capace di creare nuove rotture in seno alla maggioranza. Perché - sostengono Pd e Lega - «se l'agenzia non si occupa d'intelligence allora il suo controllo non spetta al Copasir, ma al Parlamento». «Da parte mia - dichiara Adolfo Urso - ho espresso piena soddisfazione per il ruolo attribuito dal governo al Copasir indicandolo nel decreto come organo di garanzia e controllo parlamentare». Una soddisfazione non condivisa dagli uomini di Letta e Salvini che in Commissione Affari Costituzionali e Trasporti hanno chiesto di sottrarre al Copasir le prerogative di controllo previste dal decreto per trasferirle alle commissioni parlamentari più competenti a vigilare sull'attività della Cyber-Agenzia. Uno sgambetto a Fratelli D'Italia e al presidente del Copasir Urso a cui s'aggiungono gli emendamenti con cui i deputati di Italia Viva pretendono che le nomine dei vertici dell'agenzia, decise da Draghi siano comunicate «ai presidenti delle Camere» e non al presidente del Copasir. Posizioni che Urso non commenta. «Ricordo solo dichiara - che il controllo del Copasir spetta per legge all'opposizione e quindi presumibilmente tra venti mesi sarà presieduto da altri.

Garantire il ruolo del Copasir significa garantire l'opposizione di domani».

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