«Centinaia di cartucce sparate, la casa bruciata, un individuo armato per uccidere». Più simile a una scena di guerra che a uno sventato dramma familiare, ammette il procuratore Eric Maillaud descrivendo l'ordinaria follia scattata nella notte tra martedì e mercoledì in una frazione isolata vicino a Saint-Just, a 130 km da Lione. Siamo in un'area remota a sud-est del Puy-de-Dôme, cuore della Francia rurale nel parco del Livradois-Forez. Tre gendarmi caduti in azione: alle 21,30 erano stati chiamati da un'amica della donna-vittima di «colpi in faccia» da parte del marito.
Sembrava un semplice controllo. L'allarme «violenza domestica» era in corso. L'obiettivo era salvare Sandrine S., poi accertarsi se fosse realmente in pericolo. All'arrivo della pattuglia, il marito dà fuoco alla casa, intorno alle 22,20. Due agenti del Psig (il plotone di sorveglianza e intervento) tentano di avvicinarsi e diventano bersagli con raffiche provenienti dalle fiamme. L'uomo ferisce due di loro, fugge. Il brigadiere 21enne Arno Mavel muore; un collega, 50 anni, viene colpito alla coscia. Si salverà.
La donna si è rifugiata sul tetto. E i gendarmi si trovano a dar la caccia a un fuggitivo armato fino ai denti: tra rovi e rocce. «Le Cros» è infatti a 5 km da Saint-Just. Più che un paesino, un microborgo di 157 abitanti trasformato in una cornice di guerra: tra un folle «determinato a fare una carneficina», spiegherà il procuratore, e agenti-eroi. Quasi 300 gendarmi mobilitati. In attesa dei rinforzi, gli altri due in ricognizione chiamano i pompieri, ma vengono presi di mira a loro volta, intorno alle 22,45: l'uomo è tornato, dopo la prima fuga. Spara e scappa ancora al volante di un 4x4, prima di perdere il controllo andando a sbattere contro un albero. La forza d'élite lo cerca in piena notte. La zona è impervia. Nel frattempo la casa brucia rendendo difficili i soccorsi ai feriti. Solo alle prime ore del mattino il folle viene trovato: morto, accanto alla sua auto, con una Glock. La moglie è salva, la procura indaga: per il pm, «nessuna violenza domestica nota».
La donna è stata interrogata. E la Francia si stringe attorno ai suoi gendarmi. Emmanuel Macron reagisce al dramma: «Sono i nostri eroi». «Piange l'intero Paese», scrive il premier Jean Castex. Per il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, sul posto, «la Nazione si inchina al loro coraggio». E inizia a far luce sul killer: «Si è suicidato».
Chi è il folle? Frédéric Limole, 48 anni, una figlia di 7 anni da una prima moglie, era noto per mancato pagamento del mantenimento e minacce. Si era trasferito a Saint-Just tre anni fa, aveva un'impresa di legname. Già riservista nell'esercito di terra nel 1995, possedeva ufficialmente tre armi da fuoco, compreso un fucile semiautomatico trovato in casa. Licenza rinnovata a settembre nel club di tiro Salon de Provence (Bouches-du-Rhône). Anche l'attuale moglie è membro dello stesso club. Ad agosto lui aveva denunciato l'ex consorte che non gli faceva vedere la figlia, visti gli «alimenti» non versati. Nel dramma, zone d'ombra: «È raro aprire il fuoco in questo modo», spiega la portavoce della gendarmeria.
Aveva un fucile d'assalto semiautomatico AR-15 con silenziatore, torcia e sistema di puntamento laser. Oltre a quattro coltelli alla cintura. Gli altri due agenti uccisi sono il tenente Cyrille Morel (45 anni), sposato e padre di due figli, e Remi Dupuis (37), che lascia due bambini.
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