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L'obbligo morale di respingere le parole di Battisti

Mentre qui da noi qualcuno ancora s'illude, Battisti se la ride. Perché ricorda distintamente come funziona l'Italia

L'obbligo morale di respingere le parole di Battisti

Non tornerò mai più in Italia. La sguaiata e tronfia sfacciataggine con cui l'assassino Cesare Battisti sbandiera l'irricevibile certezza della propria impunità dovrebbe suscitare se non sdegno almeno imbarazzo nel nostro governo.

Le certezze di quel criminale si basano infatti sulla convinzione che nessuno all'interno del nostro esecutivo s'impegnerà a sufficienza per garantirne l'estradizione. O meglio nessuno farà più del necessario o del consentito. Quel «necessario» e quel «consentito» che fino ad oggi hanno garantito una comoda e dorata latitanza a questo terrorista pluri-omicida condannato con sentenza definitiva a due ergastoli fin dal lontano 1993. Pur fingendosi lontano e distratto Battisti sa bene che la sua cattura, il rispetto delle sentenze dei tribunali e la giustizia dovuta ai familiari delle sue vittime non sono argomenti capaci di togliere il sonno al premier Paolo Gentiloni e a molti dei suoi ministri.

Come dargli torto. Avete mai sentito il nostro premier e qualche altro ministro impegnarsi a sbatterlo in galera? Al massimo qualche parolina di circostanza e qualche promessa felpata, come quando il ministro della Giustizia Andrea Orlando ricorda sommessamente che «deve scontare la sua pena». Ben poco rispetto all'impegno profuso per promulgare leggi in grado di garantire la condanna di chi esibisca un pericoloso fascio littorio o alzi un braccio in segno di saluto.

Niente in confronto al sofferto digiuno a settimane alterne a cui promette di sottoporsi nel nome dello «ius soli» un ministro come Graziano Delrio. Evidentemente Battisti, seppur lontano, non scorda i meccanismi mentali di una sinistra con cui ha convissuto e da cui è stato in passato vezzeggiato e coccolato. Conoscendo quei meccanismi mentali sa che per molti nostri ministri, e per tanti loro elettori, l'esigenza di render giustizia ai parenti delle sue vittime conta poco o nulla. Nell'ideologia del politicamente corretto di cui è intrisa una parte del nostro esecutivo questi impegni contano assai meno del terzomondismo pasticcione, ideologico e inconcludente con cui si cerca di giustificare una legge inutile, superflua e pericolosa come lo «ius soli».

Insomma mentre qui da noi qualcuno ancora s'illude Battisti se la ride. E fa bene. Perché ricorda distintamente come funziona l'Italia.

Perché sa che per questo governo la giustizia, l'esecuzione delle sentenze e il rispetto dovuti a delle vittime italiane contano assai meno dell'impegno profuso per regalare diritti e cittadinanza, spesso immeritati, a qualche centinaio di migliaio di stranieri.

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