L'obiettivo di Tajani: "Spingiamo per rompere l'asse Carroccio-5 Stelle"

Predica l'incompatibilità totale con i grillini e lavora per riportare la Lega nel centrodestra

L'obiettivo di Tajani: "Spingiamo per rompere l'asse Carroccio-5 Stelle"

Fiuggi (Fr) - La «tre-giorni» di Fiuggi ha un protagonista assoluto in Antonio Tajani. È lui l'altra faccia del leader Silvio Berlusconi, per il suo popolo, per parlamentari e dirigenti spesso inaccessibile. Il vicepresidente, invece, è sempre in mezzo alla gente e lo dimostra alla convention che ha organizzato nel suo collegio elettorale.

Lancia messaggi chiari, pieni di incompatibilità totale con i grillini ma anche di distanza dagli alleati leghisti. «Spingiamo perché si rompa l'alleanza Lega-M5S e si torni ad un governo del centrodestra unito», dice. Da presidente del Parlamento europeo, ogni suo discorso ha sempre l'ottica allargata di Bruxelles. Pur insistendo su un'Europa che deve cambiare e su un'azione, all'interno del Partito popolare europeo, per portarla più vicina ai cittadini.

Il suo obiettivo è a maggio, le elezioni europee che vorrebbe affrontare con Berlusconi capolista e con un partito rinnovato e rafforzato. «Noi di Fi rappresentiamo l'economia sociale di mercato - dice - contro lo statalismo della sinistra, che pare anche del M5s. Del resto, la loro matrice è quella». Il partito, per Tajani, si trova a combattere due tipi di sinistra, «una che pare precipitare verso la fine e l'altra, più superficiale e demagogica, che sembra in salita e perciò è più pericolosa».

Presentando il libro del giornalista Alessandro Barbano, Troppi diritti, con lui parla della battaglia sul copyright a Bruxelles, in cui «purtroppo le due le forze al governo in Italia, Lega e M5s, si sono schierate contro la protezione del diritto d'autore, che è «tutela della libera informazione, della cultura, del made in Italy dai giganti del web». I grillini che vogliono una «democrazia senza mediazione», un «divorzio del sapere dal potere», spiegano Tajani e l'autore, sono espressione del populismo che in Italia «nasce dall'idea del primato morale della sinistra».

L'appuntamento su «L'Italia e l'Europa che vogliamo», promosso dal Fi e Ppe, è affollato non solo dai big (Bernini, Gelmini, Mulè, Galliani, Carfagna, Brunetta, Gasparri, Schifani...), ma da sindaci e amministratori locali che vengono da tutt'Italia, molti anche dalle zone terremotate. Hanno largo spazio nel dibattito e i toni sono molto duri verso il governo, con minacce di togliersi la fascia tricolore e protestare davanti a Palazzo Chigi, ma anche critici dall'interno del partito. «Chiediamo di essere ascoltati di più - dicono - Che le decisioni non siano calate dall'alto».

Si aspettano i nuovi coordinatori regionali, troppi rinvii. «Le nomine arriveranno in tempi brevi», assicura Sestino Giacomoni. E Mara Carfagna preannuncia gli Stati generali del Sud per fine ottobre.

C'è malcontento, in particolare, sul caso-Abruzzo perché dopo il vertice del centrodestra si è deciso per un candidato-governatore di Fdi. «Pare che la Meloni abbia minacciato di sfasciare la coalizione - dice un azzurro abruzzese- perché vuole il sindaco dell'Aquila, Biondi. Ma Fi è molto più forte e noi abbiamo 3 buoni candidati».

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