Questo governo pensa di sopravvivere al marasma incatenandosi a tre pilastri. Il primo è un'invettiva: al diavolo non soltanto gli eurocrati alla Juncker, ma anche i singoli Stati che ci hanno dato (tutti) torto definendoci «i soliti italiani che amano la dolce vita ma solo a spese altrui e che adorano l'euro (cioè il marco tedesco) ma detestano l'Europa con le sue maledette regole». Il secondo pilastro è la fusione dei contingenti interessi dei due giganti grazie ai quali facciamo i gradassi, la Russia di Putin e l'America di Trump, che però hanno agende in conflitto fra loro con Trump che premia chi rompe le scatole alla Merkel, e Putin che insegue l'antico progetto di estendere il controllo sull'Europa tecnologica. Il piano del triumvirato al governo si riconosce di conseguenza nell'inno nazionale del cosiddetto «piano B» secondo cui non è che «l'Italia s'è desta», ma piuttosto «O Franza, o Spagna, purché se magna». I nostri premier unici e trini danzano intanto lievi con nacchere e spumante sui balconi, felici di aver messo il Paese su un nido di vespe ai bordi di un vulcano.
Il popolo è per ora mantenuto in coma televisivo grazie a padri di famiglia che si stanno «ricollocando» al soccorso dei vincitori, mentre si rafforza il terzo pilastro: quello dell'odio sociale, ormai monopolio di regime che stabilisce sovranamente a chi tagliare la testa come nemico del popolo. Trump e Putin son contenti, tutti gli altri ci disprezzano e lo spread già corrode i mutui. Che desiderare di più?
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