L'onda Jobs Act è già finita: persi 70mila posti di lavoro

La tendenza a fare nuovi contratti del 2015 registra una brusca frenata perché sono finiti gli sgravi fiscali E ora sulle assunzioni spunta un dato negativo: -39%

L'onda Jobs Act è già finita: persi 70mila posti di lavoro

Senza scomodare Laffer e la sua curva, l'Inps conferma che il taglio delle tasse rappresenta l'unico strumento in grado di far ripartire l'economia e far crescere l'occupazione. A gennaio è finito lo sconto fiscale totale sulle nuove assunzioni. E le nuove assunzioni sono diminuite del 23 per cento, fermandosi a 106.697, rispetto ai 176.239 del 2015.

Il rallentamento ha coinvolto soprattutto i contratti a tempo indeterminato (-70.000, pari al 39%, sul gennaio 2015 e -50.000, pari a -32%, sul gennaio 2014).Alla base del fenomeno - spiega l'Osservatorio sul precariato dell'Inps - la circostanza che dicembre 2015 era l'ultimo mese per fruire dell'esonero triennale e si sono avuti in quel mese circa 380.000 rapporti di lavoro instaurati (attivati o trasformati) con esonero contributivo, pari a quasi quattro volte la media degli 11 mesi precedenti (106.000).Insomma, una specie di corsa all'assunzione per poter sfruttare lo sconto fiscale. Da quest'anno, l'azzeramento fiscale non sarà illimitato, come nel 2015. Ma limitato ad un plafond contributivo di 3.250 euro all'anno.

Matteo Renzi sembra intenzionato a cavalcare il tema. «Senza la flessibilità, la riduzione delle tasse sarebbe impossibile - spiega il presidente del Consiglio - Senza la flessibilità e dopo 25 miliardi di tagli alla spesa, le tasse non le riduce nemmeno mago Merlino». Il problema è che la Commissione (e la Bce) è disposta a concedere elasticità di bilancio in cambio di riforme e di investimento. Di certo, non per tagliare le tasse per rilanciare la crescita. Un input europeo che ha condizionato le scelte del governo con la Legge di Stabilità. E che ha finito per condizionare l'intero mondo del lavoro. Anche per le cessazioni si registra una contrazione (-19% sul gennaio 2015 e -17% sul gennaio 2014) che, come per le assunzioni, risulta più consistente per i contratti a tempo indeterminato (-14% su 2015). L'impatto negativo della cancellazione dello sconto fiscale viene confermato dai dati positivi per l'occupazione, registrati nel 2015; e favoriti anche dalle semplificazioni introdotte nella contrattualistica dal Jobs Act.

Nel corso del 2015, infatti, il numero complessivo delle assunzioni è stato pari a 5.527.000, con un incremento di 655.000 unità rispetto al 2014 (+13%). Le assunzioni a tempo indeterminato sono passate da 1.274.000 nel 2014 a 1.934.000 nel 2015, con un incremento di 660.000 unità (+52%). Nello stesso arco temporale, le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine e dei contratti di apprendistato sono passate da 401.000 a 654.000 (+63%). Complessivamente, nel 2015, i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti di 913.000 unità rispetto al 2014 (+54%). Nell'anno passato - precisa l'Inps - il saldo fra assunzioni e cessazioni è risultato pari a 563.000 posizioni lavorative (nel 2014 era risultato negativo per 47.000 posizioni).

L'esonero contributivo triennale, introdotto dalla legge di stabilità 2015, ha quindi avuto un effetto determinante sull'incremento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Su 2,5 milioni di attivazioni di posizioni di lavoro a tempo indeterminato, oltre 1,5 milioni, pari al 62% del totale, risultano beneficiarie dell'esonero contributivo triennale.

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