Trentanove cadaveri infiammano il dibattito sulle frontiere. Trentanove morti mettono il dito nella piaga della Brexit. E fotografano la disperazione di chi è disposto a finire stipato in un camion, come bestiame, in un viaggio di almeno quattro giorni o molto più, pur di arrivare nel Paese di Bengodi, la Gran Bretagna.
È l'1.40 di giovedì, nel cuore della notte, quando la polizia riceve una telefonata dal servizio ambulanze di Grays, paesino di poco più di 33mila abitanti nell'Essex, sud-est dell'Inghilterra, a 35 chilometri da Londra. La scena che medici e poliziotti si trovano davanti è agghiacciante. Ammassati nel container di un tir, parcheggiato in una zona industriale, i corpi senza vita sono 39. Appartengono tutti a persone adulte, tranne il cadavere di un adolescente. Le vittime potrebbero essere morte congelate, a temperature sotto i 25 gradi centigradi. La notizia non è stata ancora confermata dalle autorità ma pare che il camion fosse dotato di un sistema di raffreddamento tra la cabina di guida e il container. E quel sistema potrebbe essersi rivelato fatale per i «passeggeri», esseri umani probabilmente al centro di un traffico di uomini. Per conoscere i nomi, la nazionalità e l'età precisa delle persone a bordo del tir della morte potrebbe volerci ancora del tempo, avvertono le autorità. Ma l'ipotesi più probabile è che la strage sia il frutto del tentativo di un gruppo di immigrati di entrare in Gran Bretagna, una delle destinazioni europee più ambite, attraverso la Bulgaria. Il Paese, dopo la chiusura di fatto della rotta balcanica con gli accordi Ue-Turchia, è diventato una delle vie battute da chi fugge da Siria o Afghanistan.
Le uniche certezze, per ora, riguardano l'arresto di un giovane di 25 anni, il conducente, nordirlandese, accusato di omicidio. Mo Robinson, della Contea Armagh, sul suo profilo Facebook ha parecchie foto alla guida del camion e un adesivo sul parabrezza: «Il sogno finale». Seconda certezza: il Paese di provenienza del tir, la Bulgaria.
Il conducente si sarebbe imbarcato dall'Irlanda del Nord, sabato scorso, destinazione Holyread, in Galles. Non si sa se avesse con sé anche un carico, oltre alla parte motrice del camion sulla quale viaggiava. Il container, con a bordo 39 persone, è invece transitato per il porto di Zeebrugge, in Belgio (lo dice la procura federale), destinazione Purfleet, Inghilterra, per attraccare poco più in là, a Thurrock, ieri mattina, dove è stato preso in carico dal giovane nordirlandese fino al ritrovamento.
La strage è già finita al centro dello scontro sull'immigrazione, uno dei temi centrali della Brexit. Tra le questioni principali che hanno spinto il Regno Unito a votare per l'addio alla Ue nel 2016 c'è il nodo dei controlli alle frontiere e dell'ingresso di cittadini stranieri, sul quale i pro-Brexit vogliono tirare il freno a mano. Non solo. L'uscita del Regno Unito dall'unione doganale e dal mercato unico e i relativi controlli del traffico tra Irlanda, Nord Irlanda e Regno Unito sono uno dei rebus ancora irrisolti delle trattative.
Il primo ministro Boris Johnson si dice «inorridito» ma il Joint Council for the Welfare of Immigrants, che si batte per i diritti degli immigrati, attacca: «La responsabilità finale di queste morti è delle politiche governative che hanno chiuso le rotte sicure e legali verso la Gran Bretagna». Gli fa eco Amnesty International: «A causa delle attuali politiche, che non prevedono percorsi legali e sicuri, chi vuole raggiungere il Regno Unito è costretto a intraprendere viaggi pericolosi e mortali».
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