Attentato a Londra

Londra, il capo del commando in un documentario sulla jihad

Butt protagonista de "Il terrorista della porta accanto": ancora una volta era un soggetto noto all'intelligence

Il terrorista di Londra dispiega la bandiera dell'Isis in un parco
Il terrorista di Londra dispiega la bandiera dell'Isis in un parco

Khuram Shazad Butt, il capo del commando di terroristi del London Bridge, sventolava lo scorso anno la bandiera nera con altri accoliti in uno dei parchi di Londra. E nel resto d'Europa, compresa l'Italia, sono accaduti episodi analoghi.

Butt, terrorista di origini pachistane, era ben noto prima dell'attacco alla polizia e all'MI5, il servizio segreto interno. Il 3 giugno dello scorso anno era comparso in un documentario di Channel 4 dal titolo eloquente: «Il terrorista della porta accanto». Ventisette anni, in compagnia di un gruppetto di radicali islamici, stendeva una bandiera nera con scritta in bianco la professione di fede musulmana a Regent Park, nella capitale britannica. La polizia è intervenuta per chiedere informazioni e la telecamera ha ripreso il violento alterco con uno degli estremisti. Butt, il terrorista della porta accanto, era stato pure ripreso al fianco di due noti predicatori della guerra santa. Non solo: un suo amico ha chiamato il numero verde dell'antiterrorismo segnalando che l'anglo-pachistano seguiva per ore in rete i sermoni infuocati di Ahmad Musa Jibril, un «cattivo maestro» che aveva convinto molti giovani occidentali ad arruolarsi nel Califfato. Erica Gasparri, un'italiana che vive a Londra, lo ha addirittura fotografato mentre cercava di attirare i bambini in un parco giochi in nome dell'Islam radicale. E aveva portato le immagini alla polizia. Sembra che l'aspirante terrorista sia stato interrogato lo scorso anno da Scotland Yard. Non solo: l'intelligence interna stava monitorando una cellula sospetta proprio nel quartiere di Barking dove viveva Butt e sono stati arrestati diversi sospetti nelle ultime ore. Come è possibile che non sia stato fermato?

Purtroppo è un copione già visto anche nel resto d'Europa. Per anni le autorità del Belgio hanno chiuso un occhio davanti agli estremisti che sventolavano le bandiere nere a Bruxelles. I seguaci della guerra santa si filmavano da soli nei parchi della capitale d'Europa o davanti al monumento all'atomo mentre pregavano con la bandiera nera. Uno dei miliziani di Anversa del gruppo Sharia4, che raccoglieva fondi in rete per la guerra santa e pontificava liberamente in Belgio è rispuntato a Raqqa mentre uccideva con un colpo alla nuca un prigioniero rivendicando gli attentati di Bruxelles.

In Germania il terrorista del mercatino natalizio di Berlino, Anis Amri, ha aderito alla rete salafita «La vera religione», che sul suolo tedesco avrebbe diecimila seguaci. I potenziali jihadisti seguono in rete i sermoni di personaggi come Pierre Vogel, pugile convertito, diventato uno dei predicatori salafiti più famosi della Germania. Vogel, che vuole sostituire la legge del Corano alla democrazia, ha pubblicato su YouTube le istruzioni su come arruolare i rifugiati siriani attraverso finti operatori umanitari, pasti gratis e libretti dal titolo «Vieni con noi. Ti mostreremo il Paradiso».

A casa nostra in tanti nel 2014, all'apice dell'avanzata del Califfato, compresi italiani convertiti, avevano tranquillamente usato la bandiera nera come copertina su Facebook. Musa Cerantonio, un discusso predicatore on line, si era addirittura fatto fotografare con un vessillo nero all'ingresso di piazza San Pietro a Roma. Nessuno l'aveva fermato.

L'australiano di origini italiane è finito in seguito nei guai per aver aizzato i giovani musulmani a seguire il Califfato, ma da gennaio è tornato a pontificare in rete postando la vecchia foto della bandiera nera davanti al Vaticano.

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