Da Londra ricatto alla Ue su europei (e italiani): "Meno diritti con Brexit"

Il caso riguarda migliaia di connazionali. Il console: "È corsa alle regolarizzazioni"

Da Londra ricatto alla Ue su europei (e italiani): "Meno diritti con Brexit"

Togliersi di dosso il marchio di premier artefice di una Brexit senza Brexit, cioè priva di cambiamenti di sostanza per il Regno Unito. Placare le ire della fronda interna che le chiede il pugno duro nelle trattative con Bruxelles. Tentare di salvare la sua poltrona, sotto continua minaccia. Theresa May ritira fuori dal cilindro i diritti dei cittadini europei come arma di persuasione - meglio minaccia - nei confronti dell'Unione europea. Dalla Cina, dove è andata a firmare accordi commerciali per oltre 10 miliardi, la premier avverte che nei due anni di transizione in cui il Regno Unito sarà fuori dalla Ue, dal 29 marzo 2019 al 31 dicembre, i migranti europei che arriveranno nel Paese non potranno avere pieni diritti come i loro predecessori prima della Brexit. Il rischio, per Londra, è infatti che da uno a due milioni di cittadini del Vecchio Continente approfittino del periodo di transizione per entrare comunque in Gran Bretagna. Ecco perché Londra vuole scoraggiarli limitando l'accesso alle prestazioni sociali e obbligandoli alla registrazione all'arrivo e a un permesso di lavoro.

L'annuncio diventa così l'ennesimo ostacolo sulla strada di molti italiani intenzionati a partire per il Regno Unito a caccia di un lavoro. La comunità italiana (terza in ordine dopo polacchi e portoghesi) conta 315mila nostri concittadini residenti ma in realtà è ben più folta. E le parole di May rischiano di aggiungere confusione a confusione. Non a caso netta è la replica di Guy Verhofstadt, coordinatore dell'Europarlamento sulla Brexit: «La questione non è negoziabile. Non accetteremo mai che alcuni cittadini europei vengano trattati in modo diverso da quelli arrivati in precedenza».

I migranti europei tornano così a essere la posta in gioco più pesante nelle trattative in corso con Bruxelles ora che sul piatto c'è la fase due dei negoziati. «Ma è un gioco delle parti» dice al Giornale il console italiano a Londra, Massimiliano Mazzanti. Che pure sta facendo emergere i numeri reali del fenomeno migratorio dall'Italia. «Siamo passati dalla concessione di 1800 passaporti britannici al mese a 2500. Un record assoluto rispetto a qualsiasi altro consolato italiano nel mondo». Un fenomeno di emersione senza precedenti. «Gli iscritti all'Aire (Anagrafe italiani residente all'estero) sono 315mila ma noi stimiamo siano 400mila in più, che verranno allo scoperto ex post». Di contro, però, c'è la fuga degli italiani da Londra: «Assistiamo a un rallentamento molto evidente - spiega il console Mazzanti - legato alla preoccupazione sulle trattative con Bruxelles. Ma sono fiducioso. La Gran Bretagna troverà un equilibrio, che è interesse di tutti. Sono migliaia i nostri connazionali che lavorano nell'accoglienza e nella sanità».

«Molto rumore e poca sostanza nell'annuncio del governo May», dice anche al Giornale l'italiano Alberto Nardelli, da anni residente nella capitale inglese e Europe Editor di BuzzFeed, che ha diffuso il contenuto, segreto, di un report del ministero per la Brexit che prospetta scenari economici impietosi per la Gran Bretagna. «L'annuncio di May sembra più un messaggio al fronte domestico», aggiunge Nardelli. Anche perché Bruxelles ha precisato nei giorni scorsi le condizioni della transizione.

«Il Regno Unito dovrà rispettare tutte le regole attuali, senza poter partecipare al processo decisionale (perderà il diritto di voto da marzo 2019) e senza poter esercitare il diritto di veto». Un'opzione che fa infuriare i Brexiters. Anche perché il capo-negoziatore Ue Michel Barnier ha precisato che Londra «potrà avviare negoziati, ma non fare accordi senza l'ok dei 27».

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