Londra La televisione entra per la prima volta nelle aule dei tribunali penali britannici. Niente più schizzi mnemonici degli artisti giudiziari e non solo resoconti processuali da leggere sui tabloid. A partire dalla prossima estate, grazie a una nuova legislazione destinata a dare una svolta radicale al sistema giudiziario britannico, il pubblico potrà assistere all'emissione di una sentenza e alle sue motivazioni dal salotto di casa, comodamente seduto di fronte a uno schermo televisivo o di un computer. Un cambiamento epocale, se si pensa che dal 1925 filmare o anche solo disegnare le facce dei protagonisti del processo all'interno di un tribunale era considerato un reato.
I video sono invece stati sempre ammessi nella Corte Suprema, fin dal momento della sua nascita, nel 2009 e nel 2013 le telecamere hanno avuto accesso anche nelle corti d'appello. I casi trattati in questi luoghi si riducevano però a un noioso argomentare di avvocati e alle disposizioni finali dei giudici. Niente a che vedere con l'avvincente spettacolo in cui può trasformarsi un processo penale, basti pensare all'infinita varietà di serie televisive sul tema, inglesi ed americane. Attenzione però: proprio per evitare che anche le aule della Corona si trasformino in teatri dove assistere in diretta a processi-show in stile OJ Simpson, la proposta di riforma inglese non prevede la ripresa dell'intero processo, ma soltanto quella relativa al pronunciamento della sentenza. Le star quindi saranno i giudizi, mentre rimarranno sempre fuori campo imputati e testimoni e giurati.
Verranno inoltre filmate solo le sentenze che avranno un certo interesse pubblico come quelle relative a gravi delitti o a crimini di natura terroristica. Le riprese potranno essere effettuate in tutte le corti penali di Inghilterra e Galles compresa quella londinese di Old Bailey. Anche le Corti penali scozzesi hanno adottato questa procedura dal 1992, ma non è una prassi frequente tanto che la prima sentenza è stata filmata soltanto nel 2012.
Fino a ora la prima preoccupazione era che un processo televisivo potesse spingere vittime, testimoni e giurati a non presentarsi. A quanto pare però l'esperimento pilota portato avanti per tre mesi in alcune corti del Paese si è rivelato positivo e alla fine la riforma è stata salutata con entusiasmo non solo dalle reti televisive, ma anche dalle autorità giudiziarie e dal governo. Il ministro alla Giustizia Robert Buckland ha rassicurato gli scettici garantendo che mai i processi inglesi si trasformeranno in forme d'intrattenimento come accade per quelli statunitensi. «Questa riforma riguarda l'informazione» ha spiegato. Mentre il Capo della Giustizia Lord Burnett ha sottolineato che «è importante che il sistema giudiziario e quanto accade nei nostri tribunali sia il più trasparente possibile».
Tuttavia, qualcuno rimane poco convinto della scelta. La presidente del Consiglio degli Avvocati Amanda Pinto teme per esempio che i giudici più esposti «possano diventare in futuro facili bersagli da attaccare direttamente anche nell'ambito della loro vita privata».
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