Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il più costoso e inutile salotto del mondo destinato alla mancata soluzione di problemi reali, si è riunito - naturalmente «d'urgenza» - una volta di più ieri pomeriggio per affrontare la crisi dei missili innescata dalla Corea del Nord. Una crisi che, man mano che si disvelano le reali dimensioni del progetto militare nucleare di Kim Jong-un, diventa sempre meno regionale e sempre più internazionale. E quanto più si dimostra un'illusione la speranza di trovare, anche con metodi assai decisi, una soluzione definitiva a questo inquietante pasticcio, tanto più ci si ritrova a soggiacere alla ritualità verbosa dei pomeriggi newyorkesi dove sussiegosi diplomatici argomentano, auspicano, minacciano e nulla risolvono.
Il Palazzo di Vetro è veramente il luogo delle grandi illusioni. Un caso come quello attuale, in cui un cinico dittatore arriva a minacciare la pace mondiale pur di garantire la sopravvivenza sua personale e del suo regime, dovrebbe in teoria vedere il mondo intero schierato senza ambiguità dalla stessa parte: se non quella della civiltà contrapposta alla brutalità, almeno quella della difesa della comune sicurezza. Stiamo parlando di un personaggio inqualificabile, che esattamente come fecero suo padre e suo nonno affama, reprime e rimbecillisce di propaganda bellicista un popolo intero per poter continuare a vivere nel lusso con la cricca di militari che lo sostiene. Chi mai, si domanda l'uomo qualunque di buoni principii, dovrebbe far mancare il suo apporto per liberare il mondo da un simile pericolo pubblico?
E invece no, il mondo non funziona così. Al Palazzo di Vetro si ciancia di «sanzioni durissime» contro la Corea del Nord, ma senza fretta: la bozza americana potrebbe essere votata lunedì prossimo... Si invita seriosamente al «dialogo», come se non si fosse ancora capita la lezione della Storia che ci ricorda che esistono soggetti a cui il dialogo semplicemente non interessa. Si invoca la «pace» e si dimentica il vecchio adagio cinese - magari poco elegante - che dice: «Va bene la pace, ma se uno decide di pisciarti in testa tu cosa fai?».
Si chiacchiera, e queste chiacchiere a nulla servono se non, almeno quello, a farci comprendere che le Nazioni Unite non risolvono mai un problema perché non sono il luogo dove si cerca il comune interesse, ma quello dove si confrontano interessi di parte il più delle volte incompatibili. Anche questa volta, anche con Kim Jong-un.
La Cina a parole condanna Kim, ma in fondo lo vuole al suo posto per non rafforzare gli americani nel cortile di casa. La Russia invita al dialogo mentre sa benissimo che per l'America il tempo del dialogo è finito. L'America cerca alleati contro Kim ben sapendo che non li troverà. Finché un giorno il tempo delle chiacchiere scade.
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