
"Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un'altra nazione. Lo dico da tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque".
È un monito forte e diretto quello lanciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto a Roma per presenziare a un evento in cui è stata fatto un bilancio del "Tour mondiale Vespucci e Villaggio Italia". Un intervento a tutto campo, che accende i riflettori sulla vulnerabilità del sistema difensivo nazionale. "Non abbiamo investito più in difesa negli ultimi vent'anni, e i vent'anni non si recuperano in uno o due".
Un grido d'allarme che arriva in un momento di grande tensione internazionale, con il conflitto in Ucraina che continua a mietere vittime e alimentare instabilità. "Sono mesi che parliamo di possibilità di tregua ha osservato Crosetto ma quello che è avvenuto è che sono aumentati esponenzialmente gli attacchi su Kiev, sui civili, sugli ospedali, sulle centrali elettriche ucraine. Non abbiamo più tempo da perdere: il clima che ci circonda è deteriorato, non solo in Ucraina ma in tutto il mondo".
Nonostante i limiti evidenziati, l'Italia continua a essere tra i principali contributori Nato sul fianco orientale dell'Alleanza, e potrebbe ad aumentare la propria presenza. Per tutta la giornata circolano voci sul possibile rafforzamento della missione "Sentinella dell'Est" con due nuovi caccia Eurofighter, che andranno ad aggiungersi ai mezzi e ai militari già schierati lungo i confini orientali dell'Europa. La decisione potrebbe essere formalizzata giovedì prossimo in una riunione tra il comando Nato e i Paesi membri.
"Noi come Sentinelle dell'Est abbiamo già degli F-35, degli Eurofighter, oltre 2000 soldati. Siamo tra i primi contributori in assoluto nella Nato sul fianco Est. Se poi dovremo incrementarlo, e ci verrà formalmente chiesto perché ad oggi ho visto solo una dichiarazione di Rutte ma non una formale richiesta all'Italia decideremo". In serata arriva anche una formale smentita dal ministero della Difesa. "Al momento non è giunta ancora alcuna richiesta ufficiale al Dicastero e pertanto non è stata assunta alcuna decisione. Le eventuali valutazioni sul contributo nazionale alle missioni della Nato vengono, infatti, esaminate esclusivamente nelle sedi competenti dell'Alleanza Atlantica e successivamente sottoposte, come da prassi, all'approvazione degli Organi Istituzionali Italiani".
Il ministro ha insistito sulla necessità di un maggiore coordinamento internazionale: "È necessario usare il peso di più nazioni per fare pressione. Abbiamo il dovere di fare qualunque cosa per invertire una rotta verso un dirupo che mi pare di vedere inarrestabile, anzi sempre più veloce". E sottolinea il successo dell'operazione Vespucci. "Abbiamo impiegato uno strumento addestrativo e militare per portare l'Italia nel mondo. Dobbiamo saper attingere alla preziosa eredità che ci è stata lasciata per trasformarla in energia, lavoro, crescita, visione".
Il tema della sicurezza e della difesa europea è stato al centro anche dell'incontro bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, in visita a Roma nell'ambito del suo tour di incontri nelle principali capitali europee.
I due leader hanno avuto un lungo confronto a Palazzo Chigi su vari dossier strategici, tra cui il rafforzamento delle capacità difensive europee, la cooperazione industriale in campo militare e il ruolo che l'Unione può e deve giocare all'interno della Nato e sulla scena globale. L'obiettivo dichiarato è definire una linea comune che renda l'Europa meno dipendente dagli altri attori globali e più autonoma nella gestione della propria sicurezza.