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L'ora più buia dello statista tra trionfo e furia popolare

L'ora più buia dello statista tra trionfo e furia popolare

Per ogni uomo di Stato scocca l'ora più buia, il momento che la Storia o il futuro prossimo saranno chiamati a giudicare. Anche al Quirinale è calata la darkest hour sulla prima parte del settennato di Sergio Mattarella, finora segnato da puntigliosi silenzi e una navigazione tutto sommato serena. Nulla a che vedere con le bombe (nucleari e giudiziarie) che ogni giorno deve schivare Trump o con il drammatico mandato all'Eliseo di Hollande, piegato da una serie spaventosa di stragi jihadiste sul suolo francese.

Dopo il dissolvimento del governo M5s-Lega sul veto all'economista anti euro Savona, è già cambiata del tutto l'attenzione popolare nei confronti del capo dello Stato, finito nel mirino dell'antipolitica più virulenta. I fake di propaganda già lo raffigurano pettinato con il caschetto biondo della Merkel o intento a prendere ordini da Berlino. E non sono banali fotomontaggi umoristici di giornata, ma la spia di una campagna elettorale che metterà al centro anche l'esercizio del potere da parte del Quirinale.

Gli italiani sono specialisti nel ricondurre ogni disputa a una scelta binaria, in questo caso tra lo statista che ha ridimensionato dilettanti boriosi e il vecchio politico assediato che spara le ultime cartucce verso le forze emergenti sovraniste e populiste.

La portata della scelta sofferta del capo dello Stato non si misurerà certo sull'efficacia del governo Cottarelli, l'ennesima compagine di tecnici e diplomatici che traghetterà il Paese al voto con minime misure di buon senso. Saranno invece i vincitori di domani a decretare quale sarà la sorte dell'inquilino del Colle. Ieri considerato un arbitro paziente e bonario, oggi un golpista da destituire con una procedura di impeachment secondo il fronte trasversale che va dai 5 Stelle ai Fratelli d'Italia.

In politica gli umori e le stagioni mutano all'improvviso: ciò che sembra inevitabile adesso, nei mesi successivi potrebbe verificarsi con modalità opposte. Troppo presto però per immaginare un nuovo governo populista pronto a regolare i conti con il presidente della Repubblica.

L'unica certezza è una presenza più robusta del fattore Mattarella nello scenario politico. Nell'ora più buia, maggio 1940, il premier Winston Churchill seppe resistere ai colleghi di governo e ai poteri occulti che gli suggerivano di tentare la pace con Hitler per scongiurare l'invasione della Gran Bretagna. Sappiamo tutti com'è andata. Ma se l'inclinazione del piano facesse rotolare regole e consuetudini, sarebbe prevedibile una difficoltosa conclusione di mandato per Mattarella. Anche per una semplice ragione aritmetica: il crollo elettorale del Pd, suo partito di riferimento, lo ha privato della maggioranza che lo elesse nel 2015. Mai si erano visti in Italia governi del presidente senza sostegno in aula. Eppure...

La Storia è costituita di labili confini tra il trionfo e la disfatta.

Ma non dovranno trascorrere decenni per comprendere se il presidente della Repubblica sarà ricordato come un Churchill che seppe respingere gli invasori o un Luigi XVI, il capro espiatorio di quella furia popolare che liquidò l'Ancien Régime al sibilo della ghigliottina.

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