Roma - Si scrive compliance fiscale, si legge metodo gentile per convincere i contribuenti a pagare quello che il Fisco ritiene giusto. Con la minaccia velata di un accertamento in caso contrario. È la filosofia che guida il recupero dell'evasione negli ultimi anni, ma non sempre funziona. A quanto pare, infatti, sempre meno contribuenti decidono di adeguarsi e le lettere cadono nel vuoto.
Italia oggi ha scovato una circolare del direttore dell'Agenzia delle Entrate Aldo Polito che invita gli uffici periferici ad accelerare la notifica di accertamento per tutti i contribuenti che non hanno risposto agli inviti del fisco. In particolare si chiede di andare avanti con il «monitoraggio» per l'anno di imposta 2012 per il quale «ad oggi non risulta ancora raggiunta una percentuale di atti notificati tale da rendere significativo e percepibile da parte dell'opinione pubblica l'elevato rischio di essere sottoposti a controllo nei casi in cui i destinatari di comunicazioni non abbiano corretto il proprio comportamento o non abbiano giustificato le anomalie segnalate». È un po' l'ammissione che la moral suasion non è un gentile invito a verificare, ma la richiesta di pagamento per evitare un controllo indesiderato. Che il successo dell'operazione dipende da quanto i contribuenti temono gli accertamenti e non dall'avere effettivamente accertato somme evase.
Il governo punta molto sul recupero dell'evasione fiscale. La prossima legge di Bilancio si baserà soprattutto su nuove entrate (circa 5,1 miliardi) e pochissimo sui tagli alla spesa. Ufficialmente, recupero dell'evasione, in realtà una nuova stretta sull'Iva attraverso un allargamento della platea di soggetti inclusi nello split payment e un giro di vite sulle compensazioni.
Più che la compliance, funzionano i regimi fiscali speciali e i tagli delle aliquote come la cedolare secca per gli affitti. Non a caso stanno aumentando le pressioni sul governo per prevedere nella prossima legge di Bilancio l'allargamento della tassazione agevolata anche agli affitti commerciali, fino a oggi esclusi. Il gettito grazie alla cedolare è aumentato del 17,3% nell'ultimo anno. Nel settore degli affitti il tax gap, cioè la differenza tra le tasse teoricamente dovute e quelle effettivamente pagate è passato da 2,3 a 1 miliardo. Più che le lettere, insomma, per recuperare l'evasione serve il taglio delle tasse.
Se ne sono accorti, parzialmente, anche membri del governo e della maggioranza, visto nella risoluzione che ha accompagnato la nota di aggiornamento del Def, la coalizione di centrosinistra ha espressamente chiesto l'allargamento della cedolare anche a negozi, alberghi e capannoni concessi in affitto.
Una battaglia condotta da Confedilizia e anche dalle associazioni dei commercianti come Confcommercio e Confesercenti. Il caro affitti - da imputare soprattutto alla pressione fiscale- sta mettendo in crisi il piccolo commercio che già subisce la concorrenza della grande distribuzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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