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L'udienza infinita contro Salvini: pure la diplomazia difende il leghista

Caso Gregoretti, l'ambasciatore Massari conferma: il governo faceva pressioni sull'Ue prima dello sbarco. L'ex ministro ribadisce: "Ho fatto il mio dovere". Il 14 maggio il verdetto

L'udienza infinita contro Salvini: pure la diplomazia difende il leghista

Esce dall'aula bunker sfoggiando una mascherina tricolore e un sorriso non di circostanza. «L'ambasciatore Massari - riassume Matteo Salvini - ha ricordato che le politiche sull'immigrazione erano le stesse prima, durante e dopo». Altro che sequestro di persona, come si discute davanti al gip di Catania. «Dalla testimonianza di Massari - aggiunge l'avvocato Giulia Bongiorno (nella foto tonda), al fianco del capo della Lega - è emerso un elemento importante: il governo Conte aveva stabilito di fare pressione sull'Europa ex ante, ovvero prima dello sbarco dei profughi».

Insomma, l'interminabile udienza preliminare per il caso Gregoretti davanti al giudice Nunzio Sarpietro, quello beccato al ristorante a Roma violando le regole anti Covid, potrebbe pure chiudersi in un sonoro proscioglimento, senza bisogno di spendere anni e anni in un processo. Chissà.

Certo, il giudice ha sentito mezzo governo Conte: gli ex ministri Toninelli, Trenta, più Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, ancora in carica, e naturalmente, nella sede di Palazzo Chigi, Giuseppi. Potrebbe pure bastare.

Ecco perché la difesa di Salvini snobba la richiesta delle parti civili che, a sorpresa, chiedono di ascoltare pure qua il sempre più evocato Luca Palamara. Le posizioni paiono invertirsi, ma Bongiorno spiega la sua strategia: «Noi riteniamo quello che ha detto Palamara di estrema importanza e prenderemo le nostre iniziative in tal senso. Ma dobbiamo anche essere concreti: questa storia deve finire e non vogliamo fare un processo nel processo».

C'è o ci dovrebbe essere materiale sufficiente per decidere e sarebbe inutile mettere in mezzo l'ex potente numero uno dell'Anm che pure ha confessato un pregiudizio del mondo associativo delle toghe nei confronti di Salvini.

Sarà per un'altra volta. Il gip boccia comunque l'audizione: gli approfondimenti si faranno, se si faranno, in altra sede. Poi Sarpietro aggiorna il calendario; ci sarà un'ultima udienza e il 14 maggio arriverà il verdetto: rinvio a giudizio oppure no.

La Procura di Catania ha già fatto sapere che non crede al capo d'accusa, sostenuto invece in questo complicato procedimento dal tribunale dei ministri, e dunque per i pm di Catania la storia dovrebbe andare in archivio senza trascinarsi fino al dibattimento.

Certo, il racconto di Maurizio Massari sembra rafforzare questo convincimento, pure contestato dalle parti civili: c'era una linea politica precisa che non venne improvvisata da Salvini e non fu il frutto avvelenato di un cinico calcolo politico.

Per questo bloccare qualche giorno una nave con quei disperati a bordo fu una forzatura ma anche la conseguenza di un atteggiamento dell'esecutivo Conte che si può pure giudicare sbagliato, ma non dovrebbe essere pesato con il pallottoliere dei reati.

Senza contare che Il Viminale aveva anche il compito di monitorare i movimenti alle frontiere e prevenire l'infiltrazione di terroristi.

«Non faccio pronostici sul mio procedimento ma continuo a ritenere di aver fatto il mio dovere - rimarca Salvini - abbiamo dato una sveglia all'Europa e abbiamo salvato vite. Morti e feriti si sono drasticamente ridotti. Non chiedo medaglie ma rispetto».

La stilettata finale è per le Ong oggi nel mirino: la procura di Ragusa ha messo sotto inchiesta l'ex leader dei Disobbedienti Luca Casarini e altre tre persone perché ci sarebbe stato un tariffario dei salvataggi nel Mediterraneo. «C'è Ragusa - è la conclusione - ma ci sono tanti altri fascicoli aperti che parlano di traffico di esseri umani.

Siamo solo all'inizio».

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