Mondo

L'Ue alla canna del gas spera nell'Azerbaigian

Intesa con Baku. Arera: "Bollette su del 130 e del 94%". Il governo studia altri aiuti

L'Ue alla canna del gas spera nell'Azerbaigian

«Mai più alla canna del gas». La crisi Ucraina ha reso drammatica la dipendenza dell'Europa dalle forniture energetiche russe. Il 40% del metano consumato, così come i quasi due milioni di barili al giorno di petrolio, arriva da lì. Una dipendenza pericolosa, quasi mortale in un momento in cui l'inflazione picchia duro e mette a repentaglio la crescita economica. Il ritiro di alcune truppe russe dal confine ucraino ha ieri fatto arretrare ad Amsterdam di quasi il 13% i prezzi del gas, ma la sostanza non cambia: a Bruxelles serve una strategia energetica meno unidirezionale e, nella sostanza, maggiori forniture garantire anche da altri Paesi per evitare, in futuro, di farsi trovare con le difese abbassate.

Certo non basterà il gesto con cui il Giappone ha deciso, «in segno di solidarietà», di dirottare verso il Vecchio continente l'eccedenza di gas naturale liquefatto (gnl), come annunciato ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ci vuole ben altro. Già lo scorso mese, con la creazione di una partnership per la sicurezza energetica, Europa e Stati Uniti avevano creato un asse per rimpinguare gli stoccaggi di gnl con il coinvolgimento del Qatar, mentre contatti sono in corso anche con la Nigeria, che già nel 2021 ha esportato verso l'Europa 12,63 miliardi di metri cubi, poco più della metà dell'export complessivo. Ma la svolta potrebbe venire dal rafforzamento dei legami con l'Azerbaigian, da cui ogni anno si importano 350 miliardi di metri cubi. Spazio ce n'è, visto che l'ex repubblica sovietica ha riserve stimate in 2.300 miliardi di metri cubi, un valore trenta volte superiore a quelle dell'Italia. «Ho ringraziato l'Azerbaigian per aver aumentato le forniture di gas e per essere un fornitore affidabile di energia per l'Europa», ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Qualcosa si muove, anche se il danno sembra già fatto. Uno studio della Bce ha calcolato che i prezzi del gas potrebbero mostrare nel primo trimestre un'impennata stratosferica, pari al 600% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'ascesa dei prezzi, combinata al surriscaldamento delle quotazioni del greggio, potrebbe impattare sul Pil dell'Eurozona per uno 0,2%. Che diventerebbe uno 0,7% in caso di uno choc di razionamento del metano del 10% sulle imprese. «Aumenti significativi dei prezzi del gas naturale - spiega la banca guidata da Christine Lagarde - possono frenare l'attività economica sia attraverso il canale dei consumi che attraverso il canale dei beni intermedi». Nel caso delle famiglie, i rincari riducono il reddito disponibile e il potere d'acquisto delle famiglie, con l'effetto di portare a una compressione dei consumi privati.

Poi c'è l'effetto sulle imprese, sotto forma di fatture energetiche che rischiano di diventare insostenibili o di rallentare i processi produttivi. È su questo problema che il governo sta lavorando. Una riunione tecnica si è svolta ieri a Palazzo Chigi con l'obiettivo mettere a punto il nuovo decreto contro il caro-bollette. Del resto, gli sforzi compiuti sono stati finora insufficienti per dare una boccata d'ossigeno al famiglie e imprese. Il conto è salato. Per tutti. «Pur con gli interventi straordinari da parte del governo, nel primo trimestre 2022 sul primo trimestre 2021 si è registrato un aumento del 131% per il cliente domestico tipo di energia elettrica e del 94% per quello del gas naturale», ha rivelato l'Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) in audizione al Senato, spiegando che «l'impennata dei prezzi all'ingrosso dell'energia nel 2021», gennaio-dicembre 2021 +500% per il gas e +400% per l'energia elettrica, si è riflessa sui prezzi a partire dal secondo semestre 2021.

A far di conto è anche Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura, che stima in 95 miliardi la bolletta elettrica 2022, il doppio di quella dello scorso anno.

«Se avessimo già raggiunto il target 2030 (72% di rinnovabili) la bolletta 2022 sarebbe sostanzialmente pari a quella del 2019, ovvero 44 miliardi».

Commenti