"L'Ue cerca la pace in Siria. E serve una difesa comune"

Il presidente dell'Europarlamento: "Bisogna allentare la tensione. Bruxelles deve parlare con una sola voce"

"L'Ue cerca la pace in Siria. E serve una difesa comune"

Roma - «Un incontro molto positivo. Come positivo è stato il suo intervento in Parlamento. Di solito i capi di stato vengono per fare un discorso solenne, Macron ha chiesto un dibattito, ha risposto a tutti, senza leggere. Ha accolto critiche e plausi». Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo è reduce dalla plenaria e anche da un faccia a faccia con Emmanuel Macron. Anche il presidente francese ha auspicato che in Italia arrivi presto un governo. E una soluzione pacifica sulla Siria.

Intervenendo così nell'Aula a Strasburgo ha voluto fare un atto di forza?

«Direi di autorevolezza».

Dissensi sulla Siria?

«Anche. Ma in Parlamento prevale l'idea di andare avanti. Già lunedì c'è stato il primo dibattito. La stragrande maggioranza dei parlamentari condanna l'uso delle armi chimiche e sostiene l'azione che mira a contrastarle. L'attacco della settimana scorsa deve essere un una tantum e ora bisogna cercare il dialogo e la pace, allentare la tensione e fare in modo che questa crisi finisca. È interesse di tutti, in particolar modo dei Paesi del Mediterraneo. Macron ha parlato delle tre grandi potenze dell'area, l'Iran, l'Arabia Saudita e la Turchia. Della necessità di difendere la sicurezza della Grecia».

Ma anche su queste scelte strategiche in Ue prevalgono gli interessi nazionali...

«Fino a quando non ci sarà una politica unica della difesa, l'Europa non parlerà a una sola voce. Dividersi è un errore, il peso politico di un singolo stato membro non potrà mai essere superiore a quello dei 27 Paesi uniti. Di fronte a emergenze globali come la crisi siriana i piccoli interessi economici diventano marginali. L'Europa deve essere unita sulla Siria anche perché quando se ne andranno gli americani, chi li sostituirà?».

L'Ue può avere la forza delle altre potenze?

«L'Ue già rappresenta l'altra faccia dell'Occidente ed è la realtà più idonea a favorire la pace».

La Francia ha partecipato al blitz aereo in Siria, Macron è stato contestato?

«Complessivamente non è emersa una divisione. Tutti sono schierati contro le armi chimiche e ora vogliono lavorare per la pace».

Lei ha avuto anche un incontro personale con il presidente francese. Come è andato?

«Molto positivo. Abbiamo affrontato tutte le emergenze, compresa l'immigrazione, il bilancio comunitario, l'Africa».

Sul bilancio europeo la Francia rimane un Paese pro sviluppo?

«L'idea, che io condivido, è che il Bilancio Ue 2020/2027 debba essere politico. Puntare sull'economia reale, sull'industria, le Pmi e la politica agraria comune. Sull'immigrazione ha sottolineato l'importanza del piano Marshall per l'Africa, la necessità di una politica per la difesa che sia comune. Anche dei Balcani, che non possono essere lasciati soli».

Ha voluto affidare al Parlamento un messaggio per tutta l'Europa?

«Il Parlamento europeo è tornato al centro del dibattito, il cuore del futuro dell'Europa. Con Macron ci sono stati costantemente tra i 500 e i 700 parlamentari. Il confronto è stato positivo anche con i parlamentari del Fronte nazionale».

Anche sui temi economici?

«Sulla politica commerciale ha risposto a una sollecitazione dell'eurodeputato Salvatore Cicu sulle norme anti dumping. Nell'Europarlamento c'è una grande convergenza sulla Web Tax e anche sulla tassa sul Co2, quella da fare pagare ai paesi extra Ue che non hanno i nostri stessi standard di protezione dell'ambiente».

Nel dibattito manca ancora l'Italia?

«Il problema non è Macron o la Merkel, ma la nostra capacità di stare nel gioco, come dico sempre».

Questa volta però in Italia non

c'è un governo...

«Anche Macron ha ripetuto più volte, non sollecitato, quanto sia importante il ruolo dell'Italia. Tutti aspettano un governo italiano, sperano che arrivi nei tempi più brevi e che sia autorevole».

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