Marcello Pittella chi? Da 24 ore nessuno sembra più conoscerlo: ora in Basilicata lo sport più praticato è il tuffo dal carro dell'(ex) vincitore.
Il presidente (Pd) della Regione è finito agli arresti domiciliari con l'accusa di falso e abuso d'ufficio.
L'ambito in cui si sarebbero consumate le «condotte criminali» è quello della sanità, da sempre riserva di caccia privilegiata per una classe politica che fa coincidere l'amministrazione della cosa pubblica con la gestione, fine a se stessa, del potere. Obiettivo: consolidare «rendite di posizione attraverso meccanismi di raccomandazioni e clientele». Vizio italico di vecchia data, geograficamente trasversale.
Di questo «metodo» la dinastia Pittella ha fatto il suo marchio di fabbrica, con la connivenza e la complicità di tutti quei lucani che oggi godono delle disgrazie pittelliane, come se fino a ieri avessero vissuto su Marte. Invece in tanti - in troppi - hanno beneficiato dell'avvilente «metodo Pittella», ben rappresentato da una delle frasi delle intercettazioni: «Dobbiamo accontentare tutti...».
Eccolo l'ecumenismo patologico di Marcello, il «grande capo», uno che - dicono le malelingue - «fa antipatia a prima vista, anzi, ancor prima di vederlo...»; peggio di lui solo i compagni-nemici targati Dem, dilaniati tra correnti d'odio, ognuna col proprio (dis)valore aggiunto di arroganza e piccinerie. Il tutto in una società lucana colpevole di essersi adeguata all'andazzo, assecondandone elettoralmente le peggiori distorsioni e perpetuandone (nell'ultimo ventennio proprio attraverso la famiglia Pittella: prima con il patriarca Domenico, poi con suoi figli Gianni e Marcello) mentalità e comportamenti affini all'idea di «amoral familism» studiato dal sociologo Edward C. Banfield. Un concetto che ieri in Basilicata ha ritrovato applicazione giudiziaria attraverso trenta misure restrittive eseguite dalla Guardia di Finanza di Matera. Quando l'Ansa ieri ha messo in rete la notizia, si è avuta netta la sensazione che per il Pd in Basilicata fosse arrivato il definitivo colpo di grazia. Alle prossime elezioni la Regione cambierà certamente colore virando su un - non si sa quanto più rassicurante - giallo-verde in salsa leghistapentastellata.
Il presidente è agli arresti domiciliari nella sua casa di Lauria (Potenza). Una vicenda che Pittella si limita a definire «surreale».
Di diverso avviso il Gip di Matera che indica il governatore come il «deus ex machina della distorsione istituzionale» che si è verificata nella sanità lucana. In che modo? «Pittella - si legge nell'ordinanza del giudice - influenza le scelte gestionali delle Asl interfacciandosi direttamente con i loro direttori generali, tutti da lui nominati».
«Dobbiamo accontentare tutti...», «Vedrete che così non si lamenta nessuno...», «Muoviamoci con prudenza...»: erano questi alcuni dei suggerimento che Pittella impartiva ai fedelissimi del suo cerchio magico. Un mix di paternalistico clientelismo con cui i vertici regionali organizzavano nomine e appalti.
L'ordinanza di custodia cautelare parla espressamente di «sistema di corruzione e asservimento della funzione pubblica a interessi di parte su sollecitazione di una moltitudine di questuanti».Termini («corruzione», «asservimento», «questuanti») dietro cui si cela il senso più vergognoso del fallimento etico-morale della politica.
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