L'ultima spiaggia del governo: ok agli esuberi e Cdp

Oggi un vertice in extremis al Mise. Bentivogli (Cisl): "La situazione è sempre più drammatica"

L'ultima spiaggia del governo: ok agli esuberi e Cdp

Il 15 gennaio l'Ilva chiuderà. A dettare i tempi e il destino di Taranto è ancora una volta Arcelor Mittal obbligando di fatto il governo a trovare una soluzione lampo che potrebbe passare da un suo ingresso nel capitale, tramite una controllata della Cdp.

Alla viglia dell'incontro al Mise con azienda e sindacati, la multinazionale indiana insiste nel proprio disimpegno da Taranto comunicando, nel dettaglio, la propria uscita di scena: il piano di fermata degli impianti del siderurgico. La tabella di marcia prevede che l'altoforno 2 sia fermato il 13 dicembre, l'altoforno 4 il 30 dicembre e l'altoforno 1 il 15 gennaio. Ci sarà anche lo stop a cokerie e centrali elettriche.

In compenso, il neo ad di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli ha chiarito che l'azienda «rispetterà tutti gli impegni, a partire dal pagamento delle spettanze previste dal contratto di appalto». Magra consolazione visto che Mittal Italia sarebbe in ritardo con il pagamento delle rate di affitto degli asset del gruppo Ilva: non avrebbe ancora pagato l'ultima rata da 45 milioni scaduta ad agosto. Una situazione al collasso con la produzione verso lo stop, perdite da 2 milioni al giorno e 10.700 dipendenti in bilico (20mila con l'indotto) che fa dell'incontro di oggi «l'ultima chiamata» per capire se c'è ancora uno spiraglio per il ritorno in campo della multinazionale. Un vertice sul quale vige, comunque, un certo pessimismo. Sul tavolo sarà discussa, con i sindacati, la procedura ex art. 47 con cui Arcelor restituisce rami d'azienda e personale all'amministrazione straordinaria. Il governo, quindi, tenterà di rassicurare le forze sindacali sul fatto che tutelerà i posti di lavoro. Ma come? Al momento soluzioni all'orizzonte, se non quella del supporto statale attraverso la cassa integrazione, non se ne vedono. «Quanto ad Arcelor spiega il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli al Giornale ci auguriamo che annunci, per la prossima settimana, un incontro con i vertici veri della multinazionale (il numero uno Lakshmi Nivas Mittal), sarebbe già un passo avanti».

Ma senza scudo penale l'intesa tra governo e azienda è vista in salita. «Lo scudo è una condizione necessaria ha detto Bentivogli -, ma non sufficiente. Se ancora non fosse chiaro la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica». Secondo fonti vicine al Mise, l'ultima carta che si giocherà Patuanelli sarà quella degli esuberi, il Mise potrebbe aprire alla riduzione del personale prendendo in capo (economicamente) 2000-3000 addetti; o promettere l'ingresso nel capitale di Ilva per dividere con la multinazionale oneri e responsabilità (si parla di Invitalia o di una newco controllata dalla Cdp).

Ipotesi che potrebbero però essere anche totalmente rispedite al mittente lasciando che lo scontro tra le parti si giochi unicamente sul piano legale, con tempi biblici e conseguenze disastrose. A tal proposito c'è grande attesa (sempre oggi) per il deposito del ricorso d'urgenza dei commissari che (a detta del governo) smonterebbe le motivazioni di Arcelor Mittal.

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