L'ultimo selfie di Filippo, Roberto e Marco "Erano felici, dovevano finire presto"

Il 20enne era il "ragazzino del cantiere" e si era organizzato il sabato sera. I due "veterani" sarebbero tornati a casa dalle famiglie

L'ultimo selfie di Filippo, Roberto e Marco "Erano felici, dovevano finire presto"

Torino. Avevano iniziato presto, come tutte le mattine, incuranti del freddo che in questo periodo a Torino punge come un ago. Felici, sorridenti in uno degli ultimi selfie con il telefonino, scattato per immortalare l'ennesimo viaggio sulla piattaforma della gru che ti porta in alto, quasi a toccare il cielo e lascia sotto, piccola piccola, la città. Non potevano sapere, Roberto Peretto, 52 anni di Cassano d'Adda in provincia di Milano, Marco Pozzetti, 54 anni, di Carugate in provincia di Milano e Filippo Falotico, 20 anni di Coazze in provincia di Torino, che di lì a poco un fragoroso boato avrebbe inghiottito le loro vite. Da qualche giorno, insieme ad altri operai, stavano allestendo il cantiere che domani sarebbe diventato operativo per rifare il tetto di uno stabile di sei piani in via Genova. Ormai in zona li conoscevano tutti: all'alba al bar dell'angolo, il panino alla panetteria vicina per non perdere tempo a pranzo, i sorrisi ai residenti. Ieri c'era un motivo in più per sorridere: era sabato, avrebbero lavorato solo mezza giornata. Giusto il tempo di montare il braccio della gru e poi Roberto e Marco sarebbero tornati nel Milanese, dalle loro famiglie, mentre Filippo, si era già organizzato la serata. Ma un tragico destino ha scombussolato i piani. Filippo, il «ragazzino del cantiere», come lo chiamavano scherzosamente i colleghi, ha lottato per ore al Cto di Torino, aggrappandosi alla vita, Roberto e Marco hanno cercato disperatamente di trovare un appiglio lungo la gru che crollava, sotto gli occhi impotenti di molti testimoni. Il primo era entusiasta del lavoro come montatore di gru. Solo tre giorni fa, mentre lavorava a La Thuile, in Valle d'Aosta, scriveva sul suo profilo Instagram: «Neve, tanta neve, blocchi di volata ghiacciati, bulloni mezzi grippati. Ma forse è proprio questo il bello». Gli amici raccontano che gli brillavano gli occhi quando parlava del lavoro. Roberto Peretto e Marco Pozzetti erano i veterani del gruppo, spesso in giro per l'Italia a montare cantieri. Concentrati e professionali, era una vita dura la loro, ma ne erano contenti e a casa raccontavano delle difficoltà, ma anche delle soddisfazioni, di quel mestiere, che uno sogna fin da bambino, affascinato dai mezzi meccanici, dalla possibilità di vedere il mondo dall'alto. A casa mancavano da alcuni giorni, visto che si erano trasferiti nel Torinese per essere più vicini al cantiere, meno stanchi, così lavorare in sicurezza. Perché per i tre la sicurezza veniva sempre al primo posto. Ben consapevoli che una distrazione, una leggerezza, può costare la vita. Ieri tutto sembrava sotto controllo, invece qualcosa è andato storto: un cedimento strutturale della gru o forse, tra le ipotesi, un affossamento del terreno sotto il peso del mezzo, li ha fatti precipitare da quella piattaforma dove, qualche istante prima, avevano immortalato con un selfie.

«Li vedevo spesso tutte e tre insieme - ricorda una commerciante - gentili, salutava sempre tutti. Quando ho sentito quel boato ho subito pensato a loro, sono uscita di corsa dal negozio e li ho sentiti urlare mentre precipitavano. È stato terribile». NaMur

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