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L'uomo arrestato per 'ndrangheta: "Rovinato dai parenti di Renzi"

Giuseppe Benincasa, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle cosche in Umbria, punta il dito contro la famiglia dell'ex premier

L'uomo arrestato per 'ndrangheta: "Rovinato dai parenti di Renzi"

Uno degli uomini chiave coinvolti dell'indagine delle Procure antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria contro le 'ndrine attive in Umbria, avrebbe puntato il dito contro i parenti di Matteo Renzi. Ma facciamo un passo indietro e spieghiamo il tutto.

Nei giorni scorsi un blitz della Polizia di Stato, coordinata dalla Dia, ha portato all'arresto di 27 persone, presunti uomini di fiducia dalla 'ndrangheta. L'associazione criminale, infatti, sarebbe stata capace di mettere in piedi sodalizi criminali nella regione situata nel cuore dello Stivale.

Il lavoro dell'Antimafia e delle forze di polizia, oltre ai ventisette arresti, ha portato anche alla confisca di circa dieci milioni di euro, al sequestro di armi e di diversi chilogrammi di sostanze stupefacenti. Perché, come noto, la droga rappresenta il "core business" della 'ndrangheta.

Sulla Verità di lunedì 16 dicembre si è letto che alcuni boss "avrebbero incontrato diverse volte Tiziano Renzi e il cognato dell'ex premier Andrea Conticini". Per quale motivo? Stando a quanto riporta il quotidiano, per "trovare liquidità da investire in società in difficoltà". Ecco, a tal proposito le pedine chiave sarebbero Pasquale Nicola Profiti e Giuseppe Benincasa, "presunti boss, che dalle intercettazioni risultano aver parlato di affari con i parenti di Matteo Renzi, in particolare con il cognato Andrea Conticini".

Oggi, sempre LaVerità scrive che Benincasa avrebbe raccontato al giudice per le indagini preliminari di incontri con Tiziano Renzi e con l'imprenditore Massone. "Fui contattato da Conticini e famiglia, dicevano di voler finanziare una scalata, poi sparirono", sarebbero appunto le parole di Benincasa durante l'interrogatorio riportate dal quotidiano. Infatti, nel verbale si fa riferimento alla ricapitalizzazione della sua società Sgt per la quale, appunto, servivano soldi e finanziatori.

Ed ecco, come riportato dalla Verità, cosa si legge nel verbale:"L'operazione che riguardava la scalata della Sgt doveva essere supportata dai finanziatori fiorentini di cui si fa riferimento nella richiesta di arresto, che all' ultimo momento vennero meno". A quanto pare, qualcuno venne meno e Benincasa mise insieme un gruzzoletto facendosi bonifici che, racconta, sarebbero provenuti da società a lui riconducibili e alla sua famiglia. Bonifici "sospetti" he lo hanno portato ad essere attenzionato dagli inquirenti

"Se i soldi promessi dai finanziatori fossero arrivati il mio cliente non avrebbe dovuto inviare quei bonifici", sostiene l’avvocato di Benincasa Cozza, di cui LaVerità registra anche questo virgolettato: "I fiorentini, che poi sarebbero Conticini & company, operano anche loro nel settore dei trasporti e della distribuzione volantini e sono stati loro a contattare Benincasa. Il quale, a quel punto, pur non avendo le risorse per acquisire la maggioranza della Sgt, ha cercato di farlo in tutti i modi perché sapeva che c'era questo socio che era disponibile a fare l'investimento". I soci, appunto, sarebbero quei fiorentini "I fiorentini, che poi sarebbero Conticini & company, operano anche loro nel settore dei trasporti e della distribuzione volantini e sono stati loro a contattare Benincasa. Il quale, a quel punto, pur non avendo le risorse per acquisire la maggioranza della Sgt, ha cercato di farlo in tutti i modi perché sapeva che c' era questo socio che era disponibile a fare l'investimento".

E poi spunta un'altra figura, visto che – stando alle parole del legale difensore – Benincasa "dice di aver avuto un incontro con un certo Massone", indagato nell'inchiesta nonché ex storico collaboratore dei Renzi, già arrestato e messo ai domiciliari a febbraio, con l'accusa di bancarotta.

Gli inquirenti continuano a scavare.

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