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L'uomo che sogna il volo e cerca nuovi orizzonti

Il bisogno maschile di trovare quello che manca. L'altrove di Fendi, l'aviatore di Emporio Armani

L'uomo che sogna il volo e cerca nuovi orizzonti

«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni del volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni del volo non è pazzo». Il paradosso del Comma 22, magnifico romanzo di Joseph Heller, continua a girarci in testa durante la strepitosa sfilata di Emporio Armani Uomo. Siamo nel grande teatro quadrato progettato da Tadao Ando per il più famoso stilista del mondo trasformato per l'occasione in un'arena rotonda sul cui pavimento c'è la pianta di Milano vista dall'alto. Fin dalla prima uscita si capisce che il punto di partenza è il volo o meglio l'eleganza perfetta degli aviatori negli anni Trenta del secolo scorso. Ecco quindi i grandi cappotti caldi e avvolgenti come non mai, i giubbotti di morbidissimo shearling che a prima vista sembra pelle anticata ma poi lo tocchi e voli nel lusso, quei caschetti consegnati al mito un po' da Charles Lindberg e molto da Snoopy, gli stivaloni attrezzati e perfino gli ampi calzoni con le pinces tagliati però 20 centimetri sopra alla caviglia perché se ti s'incastra l'orlo nei pedali è la fine. Il tutto con le classiche fantasie del guardaroba maschile (Principe di Galles, quadretti, pied de poule) oltre che con un'insolita fusione a caldo tra il grigio delle nuvole e lo scintillio di una fusoliera in volo. Comincia così un gioco molto sottile tra le linee dei capi (solo Armani può spostare l'allacciatura di un trench dal centro al lato senza nulla togliere al suo aplomb) gli accessori e i colori. Compare il viola che è la tinta della stagione, un inedito tono di burgundy che sfuma fino al rosso geranio e tanto nero. Ci sono i guanti lunghi, il basco di Saint-Exupery, la sciarpa-cravatta annodata alla La Valliere e tanti, tantissimi punti luce. Insomma quest'uomo vola alto sulla legittima voglia di andare in giro, uscire la sera, vestirsi bene, piacere e piacersi. Non per nulla anche da Fendi ci sono tanti bagliori nei capi da sera e perfino il top monospalla con cui le ragazze (prima fra tutte l'autrice della collezione, Silvia Venturini Fendi) negli anni '70 andavano in discoteca imitando la trasgressione delle rock star. Tutto il resto è classico alla maniera di Fendi con il lusso sibaritico di un montone dipinto a mano fino a sembrare jeans e le cappe-coperta in purissimo cashmere come il materiale intrecciato a mano che compone la più bella delle shopping da uomo. Il viola compare perfino sui capelli di un modello ma ciò che noti sono soprattutto i maxi cappotti lunghi e lussuosi in quella aurea normalità che tanto ci è mancata in questi anni di pandemia. La colonna sonora composta per Fendi da Giorgio Moroder ci fa volare su una pista da ballo affollata mentre quella dei CCCP scelta da Massimo Giorgetti per MSGM ci riporta agli anni '80 e all'epoca d'oro del Dams e delle notti passate a parlare dei Racconti berlinesi di Isherwood con Piervittorio Tondelli. «Io ho pensato piuttosto al film L'attimo fuggente o meglio a un ragazzo che sta finendo gli studi e non sa decidersi tra la paura e la voglia di crescere» dice lo stilista. Non a caso la sfilata si svolge nel campus di Architettura del Politecnico, sotto la scala brutalista di Vittoriano Viganò che è una cornice perfetta per i pullover decorati con le monetine dei videogames, il gessato sartoriale con il bavero della giacca coperto di pins, felpe e maglie spettacolari e un cappotto super classico in un punto molto particola re di rosa perché se non ti ribelli alle convenzioni a questa età non lo fai più. Da Brioni lo stilista austriaco Norbert Stumbfol riporta la vera eleganza sartoriale dove deve stare: sul podio più alto. C'è perfino una giacca da sera in velluto jacquard che solo per produrre il tessuto è costata 5 mesi di lavoro.

E il più bel trench reversibile che si possa immaginare.

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