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Il M5S pronto a perdere altri pezzi. Ora per Conte è più difficile rompere

Qualunque sia la decisione che prenderà Giuseppe Conte sul voto di fiducia sul Dl Aiuti, il gruppo M5S in Senato si spaccherà. Ma la crisi di governo si allontana

Il M5S pronto a perdere altri pezzi. Ora per Conte è più difficile rompere

Mancano due giorni al voto di fiducia in Senato sul Dl Aiuti e c'è una grande incognita su come si comporterà il M5S. A prescindere dalla decisione finale, il gruppo in Senato si spaccherà.

Una decina di senatori, tra cui Alberto Airola, Danilo Toninelli e Gianluca Castaldi, almeno stando a quanto rivela l'HuffPost, sono intenzionati a non votare la fiducia, anche nel caso in cui l'orientamento dovesse essere quello di uscire dall'Aula. Altri 7-8 senatori pentastellati, invece, sarebbero intenzionati a votare la fiducia e, poi, eventualmente passare col gruppo dei dimaiani, Insieme per il futuro. Lo scouting del ministro degli Esteri prosegue con risultati proficui tanto che oggi il deputato ex grillino Emilio Carelli, dopo una breve infatuazione per il progetto del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ha deciso di traslocare tra le fila di Ipf. Non è escluso, neppure, come già rilevato da ilGiornale.it, che alcuni parlamentari grillini possano passare col centrodestra o col Pd.

Al momento, dunque, per Giuseppe Conte la strada verso la crisi si fa sempre più in salita non solo per le possibili defezioni che può subire, ma anche per la chiara ed evidente apertura che il presidente del Consiglio ha fatto nei suoi confronti. "Quando ho letto quella lettera ho trovato molti punti di convergenza con l'agenda di governo, anche i temi discussi con i sindacati sono in quella direzione", ha detto Mario Draghi in conferenza stampa, parlando dei 9 punti su cui il leader del M5S attendeva una risposta.

Ma anche dentro il Pd nessuno crede che si arriverà a un 'Papeete contiano'. "È una follia far cadere oggi il governo. E non è detto che Mattarella lo consenta. Di sicuro, se Conte toglierà la fiducia a Draghi, sarà difficilissimo che possa reggere l'alleanza col Pd", avverte la deputata Patrizia Prestipino, parlando con ilGiornale.it. "Credo che il Pd debba continuare a sostenere con forza il governo Draghi. Chi pensa in questa situazione a meri calcoli di bottega, è contro l'Italia", ammonisce, invece, il senatore Andrea Marcucci. Da svariati giorni Enrico Letta, che oggi ha incontrato il premier Draghi e che ha riunito per domani l'assemblea dei gruppi parlamentari, ribadisce che non vi è un'altra alternativa a questo governo. Personalità come Francesco Boccia evocano le elezioni come minaccia per evitare la rottura definitiva tra i Cinquestelle e Draghi, ma dentro il Pd c'è anche chi teme che, senza il M5S, la Lega possa diventare predominante all'interno del governo. Ieri sono saltati cannabis e ius scholae e, probabilmente, non se ne riparlerà prima di settembre. Una crisi o un rimpasto potrebbe portare la Lega a pretendere un ministero in più, visto e considerato che attualmente il Carroccio è il partito che ha il gruppo parlamentare più numeroso. "È chiaro che se i grillini escono dal governo, cambia il nostro rapporto col M5S e cambiano anche gli equilibri nel governo.

A quel punto, noi del Pd valuteremo cosa fare", avverte il deputato piddino Matteo Orfini.

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