Il Movimento 5 Stelle sembra in affanno. Nando Pagnoncelli, sul Corriere della Sera, fotografa lo stato di difficoltà del M5S che si divide sul dl sicurezza e sulla pace fiscale. Nom solo. Tra la "manina", il reddito di cittadinanza e il decreto per Genova che non convincono, la situazione rischia di diventare critica.
Matteo Salvini, intanto, continua a fare la parte del leone con un indice di gradimento del 58%, seguito da Luigi Di Maio con il 51%. Entrambi sono stimati dagli elettori del partito del loro alleato: Salvini ottiene il 74% tra i pentastellati, Di Maio il 75% tra i leghisti. Gli intervistati ritengono che la leadership del governo sia saldamente in mano al ministro dell'Interno. Lo pensa il 44% degli italiani (contro il 9%) e quasi il 60% degli elettori leghisti. Tra i pentastellati resta sia pur lievemente (23%) sopra Di Maio (21%), in termini di capacità di indirizzare l’azione di governo.
Alessandro Di Battista, che a fine anno tornerà in Italia, invece, ottiene un gradimenti del 32%. Gradimento che sale tra gli elettori del M5S ma resta comunque inferiore a quello di Luigi Di Maio: 81 contro 93, mentre Roberto Fico si ferma a 71 (42 se si considerano anche gli elettori degli altri partiti). Il presidente della Camera, però, ottiene l'apprezzamento di circa un terzo degli elettori Pd e di oltre un quinto degli elettori del centrodestra non leghista. Infine, Beppe Grillo, si ferma a un misero 21% degli elettori lo apprezza (indice 24). Anche in questo caso, naturalmente, il dato cresce tra gli elettori pentastellati (73) ma comunque più basso rispetto agli altri leader. Solo il 30% degli elettori M5S lo vede ancora come un punto di riferimento, mentre il 44% gli riconosce un ruolo ancora rilevante e circa un quarto pensa che ormai sia quasi inifluente.
Per il 51% degli elettori pentastellati il ritorno di Alessandro Di Battista sulla scena politica avrà un effetto di rafforzamento del governo, mentre un quarto pensa che le condizioni non cambieranno e solo l’11% ritiene che indebolirà Di Maio Il ministro del Lavoro, conclude Pagnoncelli, nonostante le difficoltà, sembra reggere il confronto sia con Di Battista sia con Fico.
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