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M5s, vertice dei frondisti contro il capo Di Maio. Ma lui prova a resistere

Riunione in vista degli Stati generali: l'idea di un testo di dissenso. Le contromosse di Luigi

M5s, vertice dei frondisti contro il capo Di Maio. Ma lui prova a resistere

Le strade davanti al M5s sono tre. La prima, al momento improbabile, prevede un rocambolesco cambio della leadership. Un nuovo capo politico al posto di Luigi Di Maio, il tutto dopo un duro scontro tra mozioni contrapposte agli Stati Generali di metà marzo prossimo. La seconda, prendendo in prestito il lessico inglese sull'uscita del Regno Unito dalla Ue, si potrebbe definire soft Dimaiexit. Consisterebbe in un «passo di lato» concordato con gli altri maggiorenti del partito. Con una guida collegiale, senza un capo unico. E poi c'è il terzo sentiero, ancora percorribile per Di Maio. Se si realizzasse l'ultima ipotesi, il leader rimarrebbe in sella al Movimento. Ma a due condizioni. Una riguarda l'organizzazione di vertice dei Cinque Stelle, l'altra il ruolo di Davide Casaleggio. Si ragiona alle alternative proprio nella giornata in cui si sono riuniti in un ristorante di Roma una decina di parlamentari ribelli. L'intenzione dei promotori dell'incontro è quella di presentare un documento unitario in vista degli Stati Generali di marzo. Una mozione congressuale in piena regola, da contrapporre al progetto dei fedelissimi del capo politico. All'incontro, e alla cena successiva erano presenti alcuni tra i promotori del documento fatto trapelare prima dell'assemblea congiunta della scorsa settimana come il senatore Emanuele Dessì e i colleghi Mattia Crucioli, Mauro Coltorti e Giuseppe Auddino. Tra i deputati spicca la presenza del fedelissimo di Roberto Fico, Luigi Gallo insieme a Jessica Costanzo ed Elisa Siragusa.

Ma la prima mossa del capo politico per ridistribuire il potere all'interno della galassia pentastellata sarebbe comunque una rivoluzione. «È evidente che i facilitatori non sono bastati a placare il malcontento», ragiona lo Staff. La soluzione è estrarre il direttorio dal cilindro. In ogni caso l'organismo dovrà essere composto da una squadra di big di primo piano all'interno del partito. Si parla di Roberto Fico, o un nome da lui indicato, Paola Taverna o Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Vito Crimi e girano altre suggestioni come i sindaci di Torino e Roma Chiara Appendino e Virginia Raggi. In totale, non più di cinque o sei persone appartenenti alle diverse sensibilità presenti nel M5s.

E caldo è il capitolo su Rousseau. Di Maio sta cercando una mediazione con Casaleggio, per cercare di convincerlo a integrare di più la piattaforma con la struttura politica del Movimento. Dal guru il messaggio che arriva è questo: «Non sono un politico». Da Milano non hanno voglia di invischiarsi nel dibattito interno ai Cinque Stelle con l'assunzione di cariche politiche. A questo punto le trattative si intersecano con l'altra concessione che Di Maio potrebbe offrire agli avversari per sedare la rivolta. Perché oltre a Rousseau c'è il Blog delle Stelle, tecnicamente gestito dagli uomini di Casaleggio. E non è esclusa l'extrema ratio: staccare il Blog ufficiale del M5s da Milano per affidarlo solo al Movimento.

Intanto proseguono le manovre di chi vuole uscire. E si susseguono le voci di abbandoni imminenti sia alla Camera (tre deputati) sia al Senato (una senatrice).

Mentre Gianluigi Paragone ha detto a Un Giorno da Pecora «Voglio rientrare nel M5s e continuare a chiedere il rispetto del programma, caro Di Maio andiamo davanti al giudice e io vincerò, regolamento alla mano».

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